Dopo l’affermazione di La verità, vi spiego, sull’amore (trasposto anche al cinema), torna in libreria, con Bompiani, Enrica Tesio. Tutta la stanchezza del mondo è un monologo in dodici capitoli – dodici come le fatiche di Ercole – che prende spunto dalle “dimissioni” di Papa Ratzinger (rassegnate nel 2013) per “stanchezza”, la patologia del secolo – per riflettere su quella sensazione di sfinimento ed estenuazione che prende ognuno di noi nel lavoro, in casa, coi figli, con l’amore, con il sesso, con i social, ma anche nelle piccole cose.
Tra figli piccoli, arretrati di lavoro e incombenze domestiche, Enrica Tesio ci porta nella sua vita, quella di una donna multitasking e multistanca, di una madre lavoratrice, una compagna che non riesce a staccare la spina della connessione neanche la sera, a letto. Una sorta di diario semiserio ma acuto e pieno di humor, impregnato di verità amare ma indiscutibili, raccontate tuttavia con il tono bonario di un’amica che entra nelle nostre vite pagina dopo pagina, riga dopo riga, parola dopo parola, e si intrattiene in una lunga chiacchierata in cui anche il lettore è chiamato a dire la sua, magari tra sé o magari mentre è in bagno a cercare di farsi una doccia e proprio in quel momento il figlio bussa alla porta per l’ennesima emergenza che bisogna risolvere proprio in quel momento perché non si può aspettare e allora addio relax, «Hai proprio ragione, Enrica mia», ti viene da pensare, «ci vuole concentrazione anche per riposare».
È uno specchio, questo Tutta la stanchezza del mondo, e come ogni specchio ci mette davanti verità impietose, dichiarazioni categoriche ma anche la possibilità di scegliere cosa vogliamo cambiare. Sarà per questo che di questo testo ho letto tutto, ma proprio tutto, anche le note a margine e la bibliodiscofilmografia finale e, fidatevi, lo farete anche voi.
C’è un altro elemento che ho amato molto di questo libro: la lingua. Enrica Tesio per rivolgersi al lettore usa un lessico schietto, gentile ed espansivo (nel senso che si espande fino ad assorbire neologismi assolutamente formidabili) in cui ogni singolo vocabolo smaschera le nostre stesse menzogne sociali. Dall’adulescenza ai bodyscemi.

«Sono stanca di tutte le parole, delle ansie, delle immagini mentali, delle rincorse, delle aspettative, delle distanze, dei filtri, della confusione tra estetica e seduzione, dei ruoli, dei regina reginella quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello […] E tu sei stanco come me? Allora è perfetto: io sono stanca a te»
No, non ha sbagliato preposizione perché il complemento qui non è di determinazione ma di luogo. Il luogo in cui l’altro diventa un posto in cui riposarsi dalle fatiche dell’amore. Stancarsi a qualcuno è una sorta di resa amorosa, è la semplice dichiarazione di voler condividere con qualcuno quelle piccole cose che nel bellissimo, e ossimorico, capitolo finale, che ci svela il segreto per non essere più così stanchi.
Casa, lavoro, figli, felicità, burocrazia, diventare adulti, i social, la bellezza, la comunicazione, il sesso, l’amore, le piccole cose, dodici come le dodici fatiche di Ercole, ma in cambio Ercole otteneva l’immortalità. Noi invece cosa otteniamo? Questo è ciò il lettore scoprirà nel percorso di lettura, addentrandosi nel mondo interiore dell’autrice ma anche confrontandosi con un interrogativo quantico: i mesi di lockdown, durante la pandemia, hanno modificato più il nostro rapporto con la stanchezza o con l’attività?
Enrica Tesio è blogger e scrittrice, fa la copywriter e nel 2015 ha pubblicato La verità, vi spiego, sull’amore (Mondadori), mentre nel 2017 con Bompiani è uscito Dodici ricordi e un segreto. Filastorta d’amore. Rime fragili per donne resistenti (Giunti, 2019) è diventato uno spettacolo teatrale. Tutta la stanchezza del mondo è uscito lo scorso 9 febbraio in libreria.