Thomas Jay: intervista ad Alessandra Libutti

Continua il nostro viaggio alla scoperta di Thomas Jay di Alessandra Libutti. Oggi cediamo la parola direttamente all’autrice che ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande.

Per prima cosa, grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Iniziamo con il presentare ai lettori Alessandra Libutti: chi è? cosa fa?

Una donna. Una scrittrice fuori dagli schemi. Scrivo storie che tentano di condurre i lettori verso luoghi inesplorati dell’anima. Costruisco i romanzi strato per strato con infiniti ritocchi, come un quadro impressionista. Per molto tempo ho pensato di non saper scrivere perché le mie prime stesure sono terribili, poi ho capito che quel continuo ritoccare, limare, aggiungere e stratificare era un modo per scavare in profondità e che avevo un mia poetica ben definita.

E adesso presentiamo Thomas Jay, dal personaggio al libro.

Thomas Jay l’ho incontrato per la prima volta sul soffitto della mia camera da letto quando avevo quindici anni. Era chiuso in una cella e si poneva infinite domande. L’ho inseguito cercando di capire chi era e cosa cercava. Il romanzo è la narrazione di quel viaggio e delle risposte trovate lungo il cammino. In mezzo ci sono stati tanti incontri, sia letterari che cinematografici.

Ho letto Thomas Jay nel 2013 e l’ho trovato, come ti ho già detto, uno dei migliori libri italiani dell’ultimo quarto di secolo. Quando ho saputo delle traversie editoriali che l’hanno perseguitato non potevo credere a tanta miopia e superficialità da parte degli editori. Puoi raccontarci cosa è successo in questi anni al manoscritto di Thomas Jay?

A ogni fase delle traversie è corrisposta una riscrittura. Per certi versi, sarebbe corretto affermare che il romanzo, nella forma in cui è oggi, è il prodotto della sua odissea.

La versione finalista al Premio Italo Calvino, nel 2002, era ancora grezza. Avrebbe potuto essere un punto di partenza ma le critiche che mi furono rivolte la sera della finale mi annichilirono. Mi convinsi che era un progetto troppo ambizioso. Rinunciai. Il mio silenzio durò quattro anni, poi nel 2006 spuntò Neftasia. Allora cestinai la versione del Calvino e riscrissi il romanzo.

Nella versione di Neftasia le riflessioni di Thomas Jay sulla scrittura e sulla vita acquistarono spessore. Non ero stata in grado di riprendere in mano il romanzo all’indomani delle critiche, ma quando Neftasia mi aveva offerto un contratto, qualcosa era scattato. Le confessioni di Thomas Jay allora mi appartenevano interamente: nella ricerca di qualcosa che non riuscivo a raggiungere, nella gabbia in cui mi sentivo rinchiusa, nell’anelito ad un romanzo e ad un tipo di scrittura che sentivo più grandi di me, ma che ora in qualche modo se non a raggiungere, riuscivo almeno a sfiorare.

Thomas Jay fu pubblicato nel 2007, ma di lì a pochi mesi Neftasia fu venduta e il nuovo proprietario si dette alla macchia. A causa dell’insolvenza, nel 2009 recuperai i diritti. Non cercai un nuovo editore, piuttosto feci circolare il romanzo nelle catene di lettura di aNobii ed ebbe un suo momento. Comparve sugli scaffali di centinaia di utenti della piattaforma Ricevevo messaggi di lettori, librai ed editors che mi dicevano che Thomas Jay era uno dei più bei romanzi che avessero mai letto. Fu un’esperienza straordinaria, perché fino a quel momento ero convinta di avere espresso solo parzialmente quello che intendevo. Invece, leggendo le recensioni, compresi che ero riuscita a raggiungere i lettori.

Nel 2010 mi arrivò la mail di un editor di Fazi. Volevano ripubblicare Thomas Jay.

Ne seguì una riscrittura parziale. Mi era stato chiesto di modificare la seconda parte, narrata da Ailie, e  affidarla alla voce del protagonista. Così tagliai molti dialoghi e sfruttai il punto di vista di Thomas Jay per dare maggior rilievo al personaggio femminile.

Fino a marzo 2012, quando uscì il romanzo, non avevo avuto alcun problema con Fazi. Poi si arrivò alla campagna promozionale Free Thomas Jay, che mirava a far credere che il personaggio fosse reale.  Non mi dilungherò su quanto avvenne. Ne ho parlato qui. Mi limiterò a dire che non era il lancio concordato e che ne venni a conoscenza solo a fatto compiuto. Non la presi bene. Per quanto mi riguardava, il disinteresse mostrato dall’editore verso i contenuti dell’opera era esecrabile tanto quanto l’aver calpestato un autore e mentito ai lettori. Il fatto poi che lo avesse fatto proprio con un romanzo incentrato sull’etica era così assurdo che mi lasciò letteralmente basita.

Fazi aveva per le mani un romanzo di qualità fuori dagli schemi, con già una buona base di lettori e librai interessati. Perché pubblicizzarlo in un modo che avrebbe inevitabilmente fatto concludere alla stampa che l’editore cercava di vendere un romanzuccolo commerciale scritto ad hoc per un’operazione di marketing? Perché bruciare il valore di un’opera tentando di venderla come una porcheria? Ancora oggi non me ne capacito.

Thomas Jay usciva  in libreria e tra me e Fazi fu il gelo.

Intanto, però, i lettori sono stati fondamentali per il progetto dell’audiolibro, nato da uno sforzo collettivo di crowdfunding, giusto?

Sì, sono stati fondamentali per riportare il vita Thomas Jay. Arrivati al 2021, ricevevo ancora messaggi di persone che avevano letto Thomas Jay addirittura nell’edizione di Neftasia o di librai che mi dicevano che avevano smesso di ordinarlo perché le poche copie in circolazione erano di qualità scadente. Il romanzo non vendeva più perché irreperibile. Era un problema che solo io potevo risolvere. Ma come?

Una mattina di febbraio mi sono svegliata con l’idea di farne un audiolibro e (complice il lockdown) mi sono lanciata senza esitazioni. Nel giro di due settimane avevo trovato il narratore, recuperato i diritti, lanciato un Kickstarter e coinvolto tutti i fan del romanzo e le persone che conoscevo. L’idea del progetto piacque a tutti.

Ivan Anoè, che interpreta Thomas Jay, aveva una voce perfetta. Mi resi conto che avremmo potuto realizzare qualcosa di speciale perché la sua passione, dedizione e professionalità erano incredibili. Registrammo il primo capitolo e se ne convinsero anche i lettori. Il nodo cruciale era sì autoprodurre ma farlo in modo professionale, al punto che nessuno avrebbe mai potuto supporre che l’audiolibro era stato realizzato interamente al di fuori dell’editoria. Ad agosto, l’audiolibro usciva su Audible.

Thomas Jay è un romanzo intenso, difficile e vischioso, un labirinto di simboli, allegorie, alcune dichiarate, altre sottintese. C’è un alone intorno a ogni parola, un’ombra intorno a ogni singolo frammento della storia. «I vuoti dell’esistenza che cerchiamo di colmare.» Ma, alla fine, cosa cerca di illuminare Thomas Jay?

Oggi so che Thomas Jay rappresentava una parte importante di me. La si può chiamare ispirazione, creatività, idealismo, talento, anima. Ha cento nomi e volti ma comunica con noi in modo indecifrabile.  È inquieta e ribelle. Non conosce compromessi. Per esprimersi ha bisogno di struttura, ma nell’adolescenza è un magma informe che travolge. Crescere è imparare a controllare quella parte che definiamo irrazionale. Ma non ne siamo capaci. Così per contenerla la imprigioniamo. Invece di nutrirla la affamiamo, invece di comprenderla la respingiamo, invece di esprimerla la azzittiamo, fino a trasformare la linfa in veleno.La respingiamo perché non siamo in grado di controllarla e allora entra in guerra con noi, si dimena, strepita; ci fa fare cose che non sentiamo appartenerci, ci avvelena la vita. Finiamo per identificarci con la razionalità, dimenticando che la parte che abbiamo sepolto è in realtà energia vitale.È il paralitico che scala le montagne.

Il romanzo è l’esposizione di questo percorso, espresso attraverso metafore non create razionalmente, ma frutto di immagini e percezioni con cui quella parte di me ha voluto raccontare la sua storia. Thomas Jay cerca di illuminare il sentiero che conduce ad una ricongiunzione delle nostre parti, perché non saremo mai delle persone complete fin tanto che non impareremo ad ascoltare ciascuna delle nostre voci.

È un’opera di formazione ed ha in sé tutta la positività dell’opera giovanile. Poco importa quante volte sia tornata al romanzo negli anni, l’intera mappa mentale della storia e gli archetipi che contiene si sono formati nella mia tarda adolescenza. All’epoca comprendevo quanto stava avvenendo ma non i meccanismi, il significato o la direzione. Allora a quell’adolescente smarrito facevo scrivere In the Dim, in the Light e cercavo di comprendere il suo romanzo, perché in fondo che cos’è Thomas Jay se non il mio In the Dim, in the Light? Che cos’è la letteratura se non un modo di esplorare l’umanità attraverso rappresentazioni che ci consentano una distanza emotiva?

Nella maturità la mia ottica è cambiata, si è ampliata. Se Thomas Jay si muove tra tre parti fondamentali del nostro io, il mio secondo romanzo, Il primo è stato Caino, esplode in un caleidoscopio e cerca di esplorare anche i nostri aspetti più inquietanti, remoti e inaccessibili. Ambientato in una casa dove tutti tacciono o mentono perché ciascuno ha qualcosa da nascondere, la storia si muove verso una ricongiunzione più complessa, più improbabile e rischiosa; meno poetica e più pragmatica.

Thomas Jay, Il primo è stato Caino e Orme (il terzo romanzo a cui sto lavorando) sono intesi come una trilogia nella quale a mano a mano espando il campo.

È paradossale che per anni molti lettori sono andati a cercare i romanzi di Thomas Jay in libreria o mi hanno scritto chiedendomi se li avessi mai scritti, proprio alla ricerca di un seguito all’esplorazione  metaforica dell’interiorità, ma nessun editore è interessato al mio secondo romanzo. 

E Ailie?

Ailie è la voce della riconciliazione, è il sentimento. Non possiamo essere solo razionalità o emozioni. La prima ci rende aridi; le seconde possono condurre alla follia; entrambe faticano a convivere. Sono i sentimenti a generare armonia. Allora Ailie insegue Thomas Jay. Ma come riconciliare un idealismo morente,  torturato dalla realtà e schiacciato sotto il peso della disillusione? Ailie è Perigot; è colore là dove tutto è bianco o nero; è sogno là dove esiste solo disincanto. Ailie non può liberare Thomas Jay, né cambiare il suo destino, ma può restargli accanto.

Lavoro con gli esordienti e spesso mi accorgo che per loro il massimo traguardo è vedere la loro opera esposta nella vetrina di qualche libreria, il che equivale alla pubblicazione con un grande (o almeno medio) editore. Tu hai fatto un percorso inverso con un romanzo eccezionale, dalla casa editrice blasonata al self. Ho due domande. La prima è: cosa è stato, coraggio o amore, che ti ha portata a fare questa scelta? La seconda: cosa ti senti di consigliare, data la tua esperienza, a tutti gli aspiranti scrittori?

Per rispondere alla prima domanda, la mia è stata necessità. Se non avessi optato per il self, l’audiolibro non sarebbe stato prodotto e il cartaceo sarebbe ancora irreperibile. L’editore può essere anche blasonato ma se ha ormai archiviato il tuo romanzo, che benefici hai? Nessuno.

Per quanto riguarda la seconda domanda, devo precisare che la mia scelta è stata dettata dalla situazione e che il self non è l’ideale per tutti. È qualcosa  che ciascuno scrittore deve saper valutare. Nel caso di Thomas Jay il self era l’opzione migliore per riportare il romanzo al pubblico. Questo perché l’opera era conosciuta, aveva già una sua audience e io puntavo sull’audiolibro, un territorio ancora relativamente nuovo e dove per la natura di Audible,  in termini di visibilità, per l’utente non fa differenza che l’audiolibro sia di un editore blasonato o self. Il mercato degli audiolibri è in grandissima espansione, ma agli inizi. Siamo dunque ancora in quella fase idillica dove il self non scompare dietro la grande editoria, e dove i downloads vengono spinti dal passaparola, dai gruppi di Facebook ecc. L’esperienza di aNobii mi aveva insegnato che Thomas Jay era uno libro che fioriva in quegli ambienti e che dunque l’audiolibro avrebbe potuto vendere bene anche senza un editore alle spalle. Al contrario, invece, non ritengo il self l’opzione migliore per Il primo è stato Caino, che non essendo mai stato in precedenza pubblicato, avrebbe bisogno di una presenza fisica in libreria.

Qui è dove potete trovare Thomas Jay (Terza Edizione):

www.bit.ly/ThomasJayTerzaEdizione

Audible:

https://bit.ly/Thomas-Jay-Audiolibro

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https://www.instagram.com/alessandra.libutti/

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