Lettere ad Alice che legge Jane Austen per la prima volta di Fay Weldon

Lettere ad Alice che legge Jane Austen per la prima volta di Fay Weldon (Edizioni Bompiani) è un piccolo grande gioiello che tutti gli amanti di Jane Austen devono leggere, tutti gli amanti della lettura dovrebbero conoscere, tutti gli aspiranti scrittori potrebbero considerare come guida.

Fay Weldon è una romanziera, critica, saggista, drammaturga poco nota in Italia (da noi, forse, il suo romanzo più famoso è Le peggiori paure, uscito l’anno scorso per Fazi Editore) ma molto conosciuta nel mondo anglosassone per le sue posizione femministe. Alice è sua nipote e nel 1984 è una studentessa di inglese alle prese con lo studio di Jane Austen e il sogno di scrivere un romanzo. Le Lettere ad Alice è, appunto, la raccolta di epistole che sua zia le scrive in parte per spronarla a leggere la Austen scevra dai pregiudizi accademici e dalla pesantezza dei programmi universitari, in parte per elargire una serie di suggerimenti sulla scrittura, pillole di esperienza più che trucchi, che però mostrano tutta l’intelligenza e la profonda conoscenza della materia da parte di chi scrive, che sembrerà banale visto che Weldon di mestiere fa la scrittrice ma che non sono scontati come – ormai dovremmo saperlo – non è scontato che un professionista conosca veramente la sua professione.

Ma cominciamo da Jane Austen. All’apparenza è una scrittrice semplice da decifrare, cosa c’è da dire oltre al fatto che i suoi romanzi sono ironiche, caratteristiche rappresentazione di un’acuta osservazione della società della reggenza e dei rapporti tra i sessi? La verità è che, probabilmente ci avrete fatto già caso e quello che mi accingo a esprimere è come la classica scoperta dell’acqua calda, Jane Austen è un prisma sotto il profilo della critica letteraria: ha tante sfaccettature quante ne possiamo rinvenire girandolo (e guardandolo) ogni volta da una prospettiva diversa. Il che forse spiega come mai i suoi romanzi siano sempre moderni nonostante il passare del tempo e perché leggere Jane Austen sia sempre attuale e mai banale. Basta vedere quello che Weldon scrive a proposito dei romanzi meno acclamati: Northanger Abbey è un burlesque letterario; Persuasione è fosco, Mansfield Park è lamentoso. E sui più blasonati come Orgoglio e Pregiudizio? Un ordinario romanzo sentimentale eccetto che di ordinario, per l’epoca, non aveva proprio nulla. Emma? Ecco, Emma è l’opera sulla quale si sofferma di più dimostrando, punto per punto, come sia l’incipit di Emma e non quello più universalmente conosciuto di Orgoglio e Pregiudizio il vero capolavoro di scrittura della Austen a partire dalla diciottesima parola in ordine di apparizione: quel “sembrava” su cui si fonda l’intera architettura narrativa che zia Jane si impegna, invece che a costruire, a smontare nelle successive 400 pagine.  

Emma Woodhouse, handsome, clever, and rich, with a comfortable home and happy disposition, seemed to unite some of the best blessings of existence; and had lived nearly twenty-one years in the world with very little to distress or vex her.

Inoltre, e questa è una considerazione straordinariamente coerente con i tempi che viviamo:

Non ritengo che la vita o la personalità degli scrittori siano particolarmente connesse con la loro opera. […] Credo però che il tempo in cui vive uno scrittore sia importante. Lo scrittore deve vivere a partire da una tradizione, anche solo per liberarsene.

Per conoscere Jane Austen e comprendere appieno il significato delle sue opere è imprescindibile conoscere il suo tempo – storico, sociale e antropologico. E questo può essere fatto con letture a parte, per così dire di contorno, oppure sviscerando più che ci è possibile le opere della stessa autrice che quanto a catturare i tratti salienti della sua epoca è maestra.    

Insomma, quello che Fay Weldon suggerisce alla nipote Alice è che non sempre le verità letterarie coincidono con quelle reali. Anzi mai.

Questo perché – e qui passiamo al secondo livello, quello dedicato ai lettori – la Letteratura, in effetti, è una immensa Casa dell’Immaginazione, quanto di più vicino alla Città Celeste di agostiniana memoria (benché il modello sia la Utopiae insulae tabula di Tommaso Moro) che noi lettori possiamo fantasticare. Qui ci sono castelli e prefabbricati, manstrasse e vicoli, piazze, viali, tra cui girare e perdersi e rifugiarsi e, magari, stabilircisi in pianta stabile se la realtà proprio non è posto per noi. Ogni libro apre una porta e ci conduce in un altrove che per quanto si sforzi di mimetizzarsi con la realtà, non è la realtà. Per nostra fortuna.   

Ma c’è ancora un terzo livello da esplorare in questo saggio ed è quello che riguarda la scrittura e le sue tecniche. Se l’analisi di Austen e della sua opera prendono a pretesto l’insofferenza della nipote Alice a studiarla, è il desiderio della stessa di scrivere a sua volta un romanzo a offrire il destro per una delle migliori guide alla scrittura creativa che io abbia mai letto. Perché:

Scrivere è più che fare una serie di dichiarazioni comprensibili: è una riunione di sfumature di senso; è farne raccolto, come coi mirtilli nella stagione giusta, maturi e gonfi, strappati alle spine della logica.

Quindi, che voi siate appassionati di Jane Austen, accaniti lettori o aspiranti scrittori, Lettere ad Alice che legge Jane Austen di Fay Weldon per la prima volta è un testo che vi conviene avere in libreria, sempre a portata di mano e di occhio.

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