L’Uomo del Fuoco di Sabrina Guaragno

Dopo due anni di lunga e frenetica attesa, Nativi Digitali Edizioni ha pubblicato il secondo volume della Saga di Adaesha, seguito de La strega della Fonte: stiamo parlando de L’Uomo del Fuoco di Sabrina Guaragno, scrittrice giovane ma il cui talento, se nel primo libro era stato definito una premessa, adesso si può liberamente confermare una promessa mantenuta in pieno. A dispetto di tutti coloro i quali giudicano il fantasy come un genere di serie B senza comprendere che, sotto il profilo narrativo, è invece uno dei generi più complessi per struttura, stile e tecnica, L’Uomo del fuoco (che, lo ricordiamo, è la seconda parte di una tetralogia) dimostra quanto difficile possa rivelarsi padroneggiare bene la materia e produrre opere capaci di farsi apprezzare dai lettori. Ebbene, Guaragno in questo non teme confronti né paragoni, nemmeno i più ingombranti (personalmente, durante la lettura, il mio pensiero è corso spesso al Priorato dell’albero delle arance, uno dei casi letterari mondiali dello scorso anno).

Ma dove eravamo arrivati alla fine de La Strega della Fonte? Facciamo un breve riepilogo. (Attenzione: può contenere spoiler per chi non ha ancora letto il libro. In questo caso si consiglia di saltare alla parte successiva o – meglio ancora – alla parte finale dove vi sveleremo l’unica cosa che è necessario sapere: perché vale davvero la pena leggere questa saga):

«Alaisa sta per intraprendere il viaggio che la porterà alla dimora della Strega della Fonte insieme ad altri Candidati: Lill, Ethas, Edeny e Sayris. Ma la strega sceglierà solo uno di loro come suo nuovo apprendista. Tra Ethas e Alaisa sembra nascere in poco tempo un sentimento, ma quando il viaggio giunge al termine, lui decide di farsi da parte, promettendole che l’aspetterà. Alaisa giunge alla Fonte insieme all’ultima Candidata rimasta, Edeny, solo per scoprire che è proprio lei la Strega della Fonte. Il suo vero nome è Skelribel. Qualche tempo dopo, Alaisa è nel pieno degli allenamenti presso la dimora della strega, il Diamante, una bellissima struttura che sembra fatta di cristallo lucente. Assieme a loro, ci sono anche le due figlie gemelle di Skelribel, Dorothy e Meredith, e un altro apprendista di nome Roran. Insieme, Alaisa e Roran affrontano l’iniziazione, attraversano la Prova del Bene e del Male, scoprono i loro poteri e i loro elementi. Ma è solo per caso che Alaisa scopre quanto Roran sia incredibilmente somigliante a un mago oscuro del passato; Skelribel le confessa che lui è figlio dell’Uomo del Fuoco, il mago fondatore una Setta i cui adepti avevano quasi raso al suolo Adaesha numerosi anni prima. Quando Roran lo scopre ne rimane turbato. Nel frattempo, giungono al Diamante dei nuovi apprendisti: Dean, Ilan e Shyr. Così come appare evidente che tra Alaisa e Roran ci sia qualcosa di più di un’amicizia. Ma un inaspettato attacco al Diamante, la presa in ostaggio della stessa Strega della Fonte e delle due gemelle scatena il caos più totale fino a estorcere a Skelribel la verità: lei è la madre di Roran. Alaisa e Roran riescono a liberarsi e a battere i membri della Setta, ma il Diamante non è più un luogo sicuro. Mentre Alaisa, Skelribel e le sue figlie cercano di riprendersi, Roran decide di andar via per non metterli ulteriormente in pericolo.»

Qui trovate la recensione completa.

Inizia a questo punto L’uomo del Fuoco

«La rabbia è la mia ma io non sono la mia rabbia»

I superstiti dell’attacco al Diamante (Alaisa, Skleribel, le gemelle, Dean, Ilan e Shyr) sono costretti a riparare alla Villa sotto la protezione di Gheerad, padre di Skleribel e nonno di Roran. La ripresa non è facile, tante e tali sono state le ferite – materiali e spirituali – ricevute durante il sanguinoso assalto. In qualche modo, tuttavia, è necessario andare avanti, continuare gli allenamenti, rafforzare i propri poteri: la Setta si sta ricostituendo, bisogna stare all’erta, bisogna trovare un modo per difendere non solo se stessi ma l’intero regno di Adaesha, minacciato anche ai confini dall’invasione dei Tirie. È in questo contesto che Alaisa scopre di avere almeno due nuovi poteri: la capacità di entrare nella mente di chi la circonda e quello di tele trasportarsi. Scoprirà, suo malgrado, di possedere un altro dono estremamente potente e miracoloso e una rivelazione inaspettata sulla sua ascendenza, ma a questo punto la narrazione ha compiuto un significativo passo in avanti: Shyr ha finalmente riconosciuto l’identità del demone che la possiede e Skleribel farà letteralmente di tutto per farlo uscire dal corpo della fanciulla, perché, va da sé, non si tratta di un demone qualunque, ma dell’Uomo del Fuoco. Per il rito è necessaria anche la presenza di Roran e toccherà proprio ad Alaisa andare a cercarlo. Gli eventi, il tempo, la lontananza, le circostanze non hanno smorzato l’attrazione tra loro, ma se è vero che c’è un tempo per ogni cosa, anche per amare, non è ancora giunto, per i due ragazzi, il momento per stabilire una relazione. Questo è il momento della guerra, di prove durissime da affrontare, di minacce, ombre e perdite che potrebbero cambiare per sempre le carte in tavola, tra colpi di scena e un cliffhanger finale da lasciare senza fiato (e con una voglia quasi disperata di poter continuare a leggere il seguito il prima possibile).

Saper dosare gli elementi, in un fantasy, non è una cosa semplice. È un funambolismo rischioso che richiede tanto, tanto allenamento, perizia, conoscenza degli strumenti. Oppure talento. Ecco, io credo che questo sia il caso di Sabrina Guaragno la cui immaginazione è immensa, un mondo vastissimo, minuzioso, un luogo altro che allo stesso tempo offre lo stesso calore e ospitalità del mondo reale. È, poi, un mondo colorato. Se dovessi associare una parola, una soltanto, alla scrittura di questa giovane autrice è proprio questa: colorata. Le scelte lessicali, gli accostamenti linguistici, le metafore create e ricreate, tutto ha un colore vivo, intenso, profondo che si trasmette intatto al lettore.

Per non parlare dello stile: Guaragno è capace di esprimere il proprio pensiero e la propria sensibilità in maniera fluida, naturale: una potenza espressiva sorprendente, una forza visionaria che avvinghia il lettore senza possibilità di scampo, una formidabile capacità di racchiudere in un’immagine emozioni e sfumature in una forma che si distingue dalla maggior parte dei percorsi comuni, sintetizzando alla perfezione fantasia, sogno, magia e affabulazione. Ciò che consente al romanzo di affrontare, appena sotto la superficie della narrazione, una molteplicità di temi non scontati e delicatissimi con un’attenzione tutta particolare, un’integrazione al corpus narrativo che non lascia spazio al superfluo. In questo, forse, si sente l’eco della formazione dell’autrice (laureata in psicologia). È un punto di grandissima forza perché avvalora in via definitiva che il fantasy non è solo intrattenimento o evasione, che non si tratta solo di saper costruire poderosi personaggi destinati a rimanere nella memoria del lettore (e quelli di questa saga sono semplicemente sbalorditivi), mondi epici che ci fanno sognare, ma che è anche veicolo per rifrangere considerazioni e riflessioni più ampie, significative, rilevanti perché guardano nell’abisso della coscienza dell’uomo cercando la scintilla di un fuoco che diversamente da quello che, testualmente, divora le pagine del romanzo, potrebbe questa volta, invece, essere salvifico.

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