Miss Austen di Gill Hornby

È facile dimenticare che mentre Jane Austen era viva, non era lei Miss Austen. Quel titolo apparteneva a sua sorella maggiore Cassandra, una delle persone più significative della sua vita. Ed è questa la Miss Austen protagonista del romanzo di Gill Hornby (Neri Pozza editore). Dopo la morte della grande scrittrice, Cassandra fu anche la sua esecutrice letteraria, incaricata di distruggere la montagna di corrispondenza di Jane, e questo è solo uno degli aspetti presi in considerazione da questo libro, per certi versi profondamente malinconico ma senza dubbio meritevole di essere letto da tutti coloro i quali hanno amato la Austen e non solo.

La storia si apre nel 1840 con l’anziana Miss Cassandra Austen che arriva a Kintbury, a casa della famiglia Fowle, i parenti del suo fidanzato morto da tempo. Il reverendo Fowle è recentemente scomparso, e la non più giovanissima e nubile figlia Isabella ha il non invidiabile compito di fare i bagagli per far posto al nuovo rettore della parrocchia. Non è il momento migliore per avere ospiti, ma Miss Austen non può permettersi di badare alle convenienze: è in missione, deve rintracciare tutte le lettere che lei e sua sorella hanno scritto alla defunta Eliza Fowle nel corso degli anni e distruggerle. Facendo del suo meglio per vincere l’ostilità della cameriera Dinah e l’apatia della padrona di casa, Cassandra perquisisce la casa con discrezione mentre i ricordi sbiaditi dal tempo affiorano lentamente e dolorosamente in superficie.

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Il romanzo segue perciò un doppio binario narrativo, con il passato che incrocia il presente a vari livelli e un intreccio di episodi e personaggi che si aggiungono man mano che si procede. Cassandra ricorda la proposta di Tom Fowle e la sua entusiastica accettazione. Ricorda l’eccitazione della sua prima visita a Kintbury come la futura sposa di uno dei figli della famiglia, una visita che contrasta nettamente con il suo sgradito ritorno. Questa piccola tragedia è tutto ciò che il mondo conosce di Cassandra Austen. Era la fanciulla che amava Tom Fowle, che morì di febbre gialla prima che potesse sposarla e al cui ricordo (e, come scopriremo procedendo nel racconto, non solo a questo) lei rimase attaccata vivendo il resto della sua vita in un lutto perenne, benché non mancarono opportunità diverse. Ricorda come furono proprio lei e Jane a favorire il matrimonio tra Mary Fowle e il fratello Henry Austen, e quanto dopo ebbero a pentirsene (quello di Mary Austen è, invero, un personaggio davvero formidabile e in tutto modellato su certi caratteri tipicamente austeniani), in evidente contrasto, peraltro, con l’atra cognata Elizabeth. Su tutto e su tutti, però, domina la figura di Jane, il suo carattere allegro ed estroverso, il suo genio creativo, nell’affermazione del quale la sorelle ripose molto più che una speranza, una vera e propria certezza:

«Soltanto una cosa di Jane avrebbe dovuto essere tramandata alla posterità, insieme ai romanzi: aveva vissuto la sua breve vita senza drammi, con pochi mutamenti, senza che nulla di straordinario o di sconvolgente ne turbasse il corso tranquillo. Tutto ciò che poteva contraddire tale immagine non riguardava in alcun modo i posteri.»

Ma fu davvero così?

Studiosi e storici hanno lamentato a lungo che Cassandra Austen fu una custode fin troppo zelante della memoria di sua sorella. C’è così tanto che non sappiamo su di lei proprio perché Cassandra decise di occultare tutte le prove contrarie all’immagine edificante che si voleva tramandare. La tesi che, tuttavia, serpeggia attraverso il romanzo è che, in qualche modo, nell’atto di cancellare la memoria di sua sorella, Cassandra sembra voler cancellare anche sé stessa.

Miss Austen di Gill Hornby esplora allo stesso tempo, e direi anche allo stesso modo, la vita di Jane e di Cassandra ma anche quella di Isabella, in una successione di significati comparati su ciò che implicava essere una donna non sposata nell’epoca regency in Gran Bretagna, cosa della quale ognuna delle tre donne rappresenta un aspetto differente.

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