Buongiorno lettori, secondo appuntamento di giugno con la mia rubrica IoLeggoGiappo. Un altra donna protagonista, Yoshiya Nobuko con il suo Hana Monogatari, tradotto per la prima volta all’estero, in italiano, con il titolo Storie di fiori.
Quelle che ci troviamo davanti sono diciotto storie, alcune più brevi, altre più lunghe, ognuna con come titolo un fiore: si va dalla rosa gialla, al nontiscordardime, dal mughetto alla dalia rossa, dalla rosa bianca alla rosa rossa, in un tripudio di fiori e primavera.
Tutti i racconti sono declinati al femminile, le protagoniste sono a volte studentesse, a volte bambine, a volte professoresse: l’elemento maschile è quasi totalmente assente. Abbiamo davanti donne deluse, innamorate di insegnanti, studentesse, donne che cercano nelle loro simili di sesso una soluzione alla tristezza e alla delusione. Così nascono questi brevi interludi in cui assistiamo al nascere di un’attrazione, allo sviluppo spesso di un rapporto sororale.
Alle volte abbiamo giovani donne che dopo aver cominciato a insegnare si innamorano di una delle loro studentesse, nelle classiche scuole femminili di inizio Novecento, e vengono osteggiate dai progetti matrimoniali dei genitori delle studentesse. Oppure abbiamo giovani che si rifugiano tra le braccia di compagne poco più grandi che cercano di convincerle dell’importanza della loro età e del triste destino che le attende una volta adulte.
Oppure abbiamo la storia di una giovane, bruttina, che dopo aver passato l’infanzia e l’adolescenza senza amore alle spalle della sorella più bella, una volta morta quest’ultima, desidera vendetta nei confronti della famiglia, ma viene spinta dal rimorso e trova rifugio dalla sua colpa in una chiesa. Molto presente in questi racconti è l’elemento religioso quasi cristiano: ci si rivolge spesso ad un Dio misericordioso che dall’alto dei Cieli deve proteggere queste fanciulle in fiori.
Poi abbiamo la visione di un fiore di pesco rosso, che risveglia la malinconia per il paese natale in una giovane tornata dall’estero, o ancora gli iris, che vengono donati in un mazzetto come pegno per un lontano crimine. E ancora abbiamo la magia di fiori esotici che rilasciano vapori venefici e uccidono due anime vicine su un prato. Abbiamo la storia di una ragazza povera che dopo aver assistito ad una scena familiare tra una bambina e la sua mamma in ospedale, decide di dedicare la sua vita a chi più ne ha bisogno.
Diverse storie con diverse tematiche, tutte con come protagoniste donne, in quella fascia d’età particolare, tra la pubertà e l’età adulta, che verrà stigmatizzata nel genere shojo conosciuto e diventato pop nella cultura nipponica. Il passaggio tra l’infanzia e il matrimonio che, nel Giappone della modernità, con l’istituzione delle scuole femminili in cui le giovani venivano preparate a diventare sagge mogli e madri, viene qui rappresentato come il momento in cui è permesso scoprire l’amore saffico.
Amore che però non presenta mai riferimenti sessuali, rimane sul piano del platonico, diventa quasi amicizia amorosa, che allora veniva quasi accettata come rito di passaggio prima della definitiva entrata di queste ragazze nel mondo.
Storie di fiori è una raccolta che ci vuole far scoprire un’epoca, un momento importante per le donne, che finalmente uscivano dalla protezione di quella campana di vetro imposta dal regime patriarcale, senza però fuoriuscirne totalmente. Infatti quelli che ci troviamo davanti non sono racconti che esaltano questo momento nella formazione delle fanciulle, anzi, il più delle volte questo sentimento proibito dalla società, destinato a sfumare, provoca nostalgia, malinconia e disperazione. Frequenti sono i casi di fuga, pazzia o suicidio delle protagoniste di questi racconti. E tutto questo viene raccontato con uno stile sfrangiato, frammentario, con una punteggiatura che confonde.
Yoshiya Nobuko ha pubblicato queste storie a puntate su un magazine tra il 1916 e il 1924, senza incappare in censure grazie a quest’atmosfera sfumata che aleggia tra le pagine e non delinea i contorni dei sentimenti, che rimangono sfuggenti, nascosti nell’ombra, quasi sempre non pienamente vissuti, ma solo accennati e infiammati nei cuori di queste adolescenti.
Dev’essere una lettura molto particare, delicata e “forte” al contempo. Grazie per questa recensione 😊
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Guarda in realtà non è scritto in maniera forte, anzi, è molto delicato 🙂 più che altro è ciò che sta tra le righe che è forte. Perché comunque tutti questi rapporti non hanno una fine felice, quando va bene ci si sposa per volere della famiglia, quando va male ci si suicida
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Intendevo proprio questo, delicata la scrittura e forti le tematiche.
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