Non è improbabile imbattersi in un paragone con Jane Austen per stile, temi, personaggi, ambientazione. Più difficile è che, alla fine, il paragone sia calzante. Il più delle volte si tratta di comparazioni inattendibili, basate solo sul setting storico o su un generico accostamento alla novel of manners. Affermare invece che Georgette Heyer, scrittrice inglese del XIX secolo, sia l’erede del grande e complesso mondo letterario della grande zia Jane è un’affermazione tutt’altro che arbitraria e perfettamente dimostrabile partendo dalla semplice lettura dei suoi romanzi regency. Come questo L’imprevedibile Venetia pubblicato da Astoria Edizioni.
Venetia Lanyon ha venticinque anni ed è orfana di madre da quando era appena una bambina. Da sempre vive isolata a Undershaw, la proprietà di famiglia, insieme al fratello minore Aubrey, affetto da un’infermità fisica, e il misantropo padre. Mentre Aubrey si dedica con un accanimento quasi fanatico agli studi, Conway, il fratello maggiore, ha scelto la carriera militare e vive lontano da casa col reggimento presso il quale è arruolato. Non ritorna neppure per la morte del padre, quando di fatto eredita il titolo e la tenuta, lasciando alla sorella la responsabilità di mandare avanti tutto, compito che Venetia assolve con grande intelligenza.
Un giorno, nella tenuta confinante si trasferisce lord Jasper Damerel, gentiluomo di dubbia fama, e Venetia e Aubrey fanno amicizia con lui, in particolare dopo che Aubrey è costretto da un incidente a restare ospite del vicino. Il tutto con grande costernazione dei suoi corteggiatori ufficiali, il giovane e impetuoso Oswald Denny e il vecchio amico Edward Yardley.
Quando Conway manda la giovane sposa Charlotte e la suocera, la signora Scorrier, a Undershaw gli equilibri in atto, già messi a prova dal nascente legame tra i fratelli Lanyion e Lord Damerel, si alterano fino a creare un grande scompiglio. La signora Scorrier è una donna ottusa e dispotica, un’arrampicatrice sociale senza scrupoli il cui comportamento, insieme a quello troppo remissivo e accondiscendente di Charlotte, finisce per dare sui nervi a tutti, in particolare ad Aubrey e alla servitù.
Intanto l’attrazione tra Lord Damerel e Venetia cresce ogni giorno di più, così come la loro sintonia intellettuale, e tuttavia lui si ostina a non voler chiedere la mano della ragazza a causa del suo passato che potrebbe rovinare per sempre la reputazione della fanciulla. Ma Venetia è, per l’appunto, imprevedibile, e ancora più imprevedibili sono i disegni del destino, le sorprese, le scoperte, gli inevitabili twists of plot.
Inevitabili sì, ma niente affatto banali, anche perché – e qui invece dobbiamo sottolineare la distanza dalla Austen e l’originalità di Heyer – L’imprevedibile Venetia è il rovesciamento dei moral tales ai quali possono essere invece ascritti almeno i primi cinque romanzi austeniani. Alla morale corrente, di quel che la (buona?) società della reggenza pensa, i protagonisti sono indifferenti, e non nel senso spregiativo del termine. Aubrey è troppo istruito per darci peso; inoltre la sua deformità fisica lo ha già reso una sorta di paria e all’emarginazione risponde con una parsimoniosa distribuzione delle sue simpatie. Venetia, forse a causa della misantropia paterna, sicuramente in virtù del suo forzato (ma non per questo sgradito) isolamento in campagna, conosce il mondo più attraverso i libri che per esperienza diretta, ciò che le permette di non essere permeabile alle comuni regole di condotta sociale. Demerel è forse l’unico a preoccuparsene: la sua distanza dalla società è proporzionale alla sua conoscenza della stessa, ciò che lo turba più di ogni altra cosa quando si accorge della reale natura dei suoi sentimenti verso Venetia.
Lo svelamento dell’ipocrisia, lo studio dei caratteri, la centralità dell’ambientazione e la sua influenza sui personaggi, il piglio parodico e la straordinaria ironia ci riportano invece al raffronto positivo tra questo romanzo e quelli di Jane Austen. I dialoghi, con la loro impronta witty, l’impertinenza, i giochi di parole hanno il ritmo di una commedia shakespeariana (autore peraltro spesso citato dai protagonisti).
Basterebbe questo mix, esplosivo e formidabile, a rendere la lettura de L’imprevedibile Venetia un’occasione da non perdere. Ma Georgette Heyer è autrice originale anche di per sé, il suo stile polifonico è capace di raccontare la realtà rifuggendo dalla romanticismo fine a se stesso. Un peccato non conoscerla.