Buongiorno lettori e benvenuti al secondo appuntamento con la rubrica #IoLeggoGiappo. Oggi vi parlo di Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi.
Il protagonista di questo romanzo è un luogo, un piccolo caffè giapponese che rimane nascosto ai più, con un’insegna dove è riportato il titolo di una canzone. I proprietari sono Nagare, un uomo dalle dimensioni notevoli, assieme alla moglie Kei e alla cugina Kazu. Nel locale ci sono giusto tre/quattro tavolini con gli sgabelli e ogni giorno seduta ad uno di essi c’è una donna vestita di bianco che legge un libro.
Questo bar ha un potere, che è diventato leggenda metropolitana: chiunque si sieda allo sgabello occupato dalla donna vestita di bianco, potrà viaggiare nel tempo. Ma ci sono alcune regole basilari. Intanto bisogna aspettare che la donna si alzi una volta al giorno, ad orari diversi, per andare in bagno, creando così la finestra di tempo in cui è possibile compiere il miracolo. Non la si può toccare o costringere ad alzarsi, perché è un fantasma e, se viene disturbata, può maledire. Si può rivivere un momento della vita, passato o futuro, ma il presente non potrà essere cambiato; non ci si può alzare dalla sedia durante il viaggio, pena il tornare immediatamente al presente, e quindi si possono incontrare solo le persone che in quel momento sono nel piccolo locale. E’ importante finire di bere la tazza di caffè, che viene servito in una caraffa speciale da Kazu, prima che diventi freddo: se il caffè si raffredda si diventerà fantasmi e non si potrà tornare indietro.
È possibile un solo viaggio a persona e tutte le regole ferree a cui si deve sottostare hanno sempre scoraggiato i più a intraprendere questo viaggio. All’inizio del romanzo conosciamo Fumiko, giovane dedita al lavoro, innamorata di Goro: dopo una litigata con il fidanzato partito per l’America vorrebbe tornare indietro per dirgli che lo ama e cercare di impedirgli la partenza. Poi abbiamo Fusagi, un uomo con una rivista di viaggi sempre con se, che aspetta di poter sedere su quella sedia per consegnare una lettera alla moglie Kotake. C’è Hirai, andata via dal suo villaggio per non dover seguire le orme dei genitori nella locand e che evita la sorella minore Kumi.
I destini di tutte queste persone si intrecciano in questo magico locale, dove tutto sembra poter succedere: riscoprire se stessi, i propri sentimenti e imparare qualcosa. Perché se anche il presente non si può cambiare, chi viaggia acquisisce una nuova consapevolezza e il viaggio nel tempo diventa qualcosa di più importante.
Tra amori, attese, malattie, nascite e morte, viene voglia di assaggiare quel caffè macinato, assaporare quell’aroma e respirare quel vapore che travolge e ti porta indietro, quando tutto poteva essere diverso.
L’acqua cade dall’alto al basso, è la forza di gravità. Anche le emozioni forse agiscono secondo la stessa legge. Di fronte a una persona con cui si ha un legame profondo e a cui si sono rivelati i propri sentimenti, è difficile mentire e lasciar perdere. La verità vuole uscire a tutti i costi, soprattutto quando si cerca di occultare la tristezza o la fragilità.
Finché il caffè è caldo è un romanzo che si gusta come una tazzina di caffè. Toshikazu Kawaguchi fa legare il lettore ai personaggi della vicenda, lo fa sognare e piangere con loro.