Forse non è poi così universalmente riconosciuto che Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen non sia solo soltanto una lettura «godibilissima e disimpegnata». Oltre il fascino dei personaggi, la semplicità della scrittura, l’umorismo dello stile e l’acuta osservazione e capacità di restituzione degli ambienti e delle dinamiche della cosiddetta pseudo-gentry (la borghesia di campagna), emerge un’opera complessa, strutturalmente geniale, che chiama in causa, nella sua manifesta dialogicità, un lettore altrettanto accorto, intraprendente e pronto a cimentarsi anche con il sotto-testo più ostico, non perché difficile in sé, ma perché collocato a una profondità non immediatamente intellegibile. È proprio a questo lettore che si rivolge Adalgisa Marrocco in Dite la vostra, Mr Darcy – pubblico e privato in Jane Austen (Rogas Edizioni), un saggio critico breve ma denso e di notevole perspicacia.
Non è un testo per tutti, questo è meglio sottolinearlo subito. Io per prima ho dovuto attingere a tutte le mie conoscenze e studi di critica letteraria, e tuttavia non è stato facile decodificare tutti i riferimenti filosofici, psicologici e sociologici che la Marocco applica al testo: si spazia da Fichte a Hume, passando per Rousseau e il contratto sociale (il contractual thinking è infatti il centro nevralgico di questa lettura ermeneutica del testo austeniano). Ma è certo che se ne esce arricchiti e intensamente coinvolti.
Che cosa si intende dunque per pubblico e privato in Jane Austen? In termini molto semplici, si intende il rapporto dinamico e inter-relazionale tra vedere e essere visto, l’Io e l’Altro, nei personaggi di Orgoglio e Pregiudizio. Dove si verificano? Nello spazio della casa, in prima istanza, secondo una precisa disposizione architettonica (il salotto, la biblioteca, la sala comune, la camera da letto). Ma anche ai balli, ai tè, durante le gite e i viaggi. A cosa mirano? Al matrimonio, luogo per eccellenza dell’incontro tra pubblico e privato. Cosa comportano? La crescita e la maturazione del sé (privato) in rapporto all’altro (pubblico), crescita mirabilmente esemplificata da Elizabeth e, in misura solo lievemente minore, dallo stesso Darcy.
Di grande interesse è anche l’analisi dell’atto linguistico riferito sia alla ricorrenza di talune parole (connection, relation, relationship) sia all’uso del free indirect discourse come segno stilistico di una realtà «intersoggettiva e polifonica» che metaforizza l’incontro tra pubblico e privato anche sotto il profilo della narrazione: la voce pubblica è quella dell’autore, quella privata quella del narratore/personaggio.
Un piccolo gioiello questo Dite la vostra, Mr Darcy di Adalgisa Marocco, autrice peraltro sorprendentemente giovane (classe 1991), ma già pienamente matura. Una lettura breve ma intensa, ostica ma non ostile, complessa ma quanto mai corroborante.
«Dite la vostra, Mr Darcy, ma ditela sempre ricordando che ad ascoltarvi e a replicare c’è qualcun’altro»