Il 9 giugno 1870 Charles Dickens muore lasciando incompiuto Il mistero di Edwin Drood, che diventa così uno dei più discussi “casi” della letteratura moderna, soprattutto perché il più grande narratore di storie di formazione del XIX secolo si confronta per la prima volta con il genere poliziesco, che aveva visto sin lì padrini di eccezione come Edgar Allan Poe e i suoi Delitti della Rue Morgue e Wilkie Collins e il suo La pietra di Luna (che curiosamente diventa l’interlocutore principale del testo, quasi a voler tracciare una sorta di competizione ideale tra Dickens e Collins). Come se la sarebbe cavata Dickens? Quale peso avrebbe occupato Il mistero di Edwin Drood nella storia della letteratura poliziesca?
Un giallo senza finale (e quindi senza colpevole e senza soluzione) non può che restare a sua volta una sorta di indagine aperta, un cold case destinato a seminare molti interrogativi senza rispondere a nessuna domanda, laddove, invece, di domande a cui provare a rispondere ce ne sarebbero fin troppe. Ed ecco che a distanza di cent’anni o poco più la premiata ditta Fruttero & Lucentini se ne escono con questo meta-romanzo, in cui, all’interno dell’International Forum on the Completion of Unfinished or Fragmentary Works, in quel di Roma, all’ombra del Cupolone e grazie ai soldi di un potente sponsor giapponese imbastiscono un vero e proprio processo alle intenzioni (di Dickens) per azzardare gli sviluppi possibili della trama e determinare – finalmente – il colpevole. Questa è la cornice de La verità sul caso D. di Dickens, Fruttero & Lucentini (rigorosamente in ordine di apparizione autoriale sul frontespizio) edito da Einaudi.
Il consesso di esperti chiamati a risolvere il mistero dickensiano sono nientemeno che gli investigatori più famosi della letteratura, da Holmes e Dupin, a Padre Brown, Maigret, Philip Marlowe, Nero Wolfe, Hercule Poirot, Auguste Dupin, persino Porfiris Petrovič «l’umanistico inquirente che intuì la colpevolezza di Roskolnikov (il protagonista di Delitto e Castigo di Fëdor Dostoevskij, n.d.r) e finì per indurlo a confessare». E cosa può fare la letteratura quando si occupa di letteratura? Legge, analizza, esercita, in altre parole, un’indagine che più che investigativa è filologica, finanche “accademica”, utilizzando i meccanismi narrativi come indizi, lo svolgimento della trama come prova, i personaggi come testimoni inconsapevoli. Si tratta chiaramente di un esperimento, o meglio ancora un gioco di stampo calviniano, sulle tracce di Se una notte d’inverno un viaggiatore, per capirci, dove regnano, avvinghiati, un’ironia sottile e un certo cerebralismo che ne fanno una lettura altamente stimolante ma non propriamente semplice.
Se invece di semplici investigatori ci fossero qui letterati e filologi (cui non disdice peraltro l’occhiuto accanimento del private eye), stia certo il lettore che nessuno, dopo un capitolo come il precedente, potrebbe evitargli un dotto intervento sui rapporti tra Dickens e Alessandro Manzoni
Il libro, d’altro canto, si sviluppa su un modello binario: da una parte il romanzo di Dickens in versione integrale, dall’altra – alternando i capitoli in un dialogo serrato – le pseudo indagini dei protagonisti che agiscono in maniera del tutto indipendente rispetto allo stereotipo che l’immaginario narrativo ci ha consegnato di ognuno di loro. Insomma, si tratta sì dei più celebri investigatori dei romanzi polizieschi, ma ognuno agisce fuori dal personaggio che interpreta sulla carta.
Ovviamente la domanda è: riusciranno a trovare il responsabile del mistero di Edwin Drood? Sì, e sarà imprevista e imprevedibile perché il vero e proprio caso sul quale esercitano il loro talento collettivo non è quello che il lettore si aspetta. È il caso D., ma chi è D?
IL MISTERO DI EDWIN DROOD – TRAMA: Il giovane Edwin Drood, prossimo al matrimonio con Rosa, sparisce in circostanze misteriose. Lo zio Jasper, anch’egli innamorato della fanciulla, dà inizio alle indagini. Chi ha ucciso Edwin Drood? Ed è stato davvero assassinato? Una vicenda ricca di suspense, esotismo e personaggi equivoci, che coinvolge il lettore in un mistero che rimane insoluto, sfidandolo a trovare quel finale che non c’è mai pervenuto.