Agatha Raisin e la quiche letale è il primo romanzo di M.C. Beaton (pseudonimo di Marion Chesney) in cui compare una detective del tutto particolare. Agatha Raisin infatti è una cinquantenne in pensione anticipata, ha lasciato la fumosa Londra e la sua agenzia di Pubbliche relazioni per un cottage nella campagna inglese.
Il villaggio di Carsely sembra essere rimasto indietro nel tempo: gente gentile ma non particolarmente loquace, un po’ indisponente verso i nuovi arrivati e verso chi non è nato nella zona. Dal canto suo Agatha è sempre stata abituata a farsi strada da sè e ora che si trova in una realtà completamente diversa ha desiderio di piacere alla gente. Il modo per integrarsi le viene suggerito da una delle numerose gare che vengono organizzate nel villaggio, così come nelle zone limitrofi. Peccato che Agatha con i lavori manuali non se la cavi molto, così come non sa cucinare e vive di pasti surgelati cotti nel microonde (ci si chiede come abbia fatto fino a quel momento a non avere problemi di peso e di salute con una dieta così).
Ma la soluzione è rapida: potrà partecipare alla gara per la migliore quiche barando. Agatha va a Londra a comprare una quiche di spinaci in una delle migliori quicherie della zona, torna nel suo cottage, cambia la confezione, rimuove l’etichetta e la presenta alla gara. Ma il nome del vincitore sembra già essere stato scelto: la signora Cartwright vince il premio, come tutti gli anni precedenti. Eppure Agatha aveva perfino offerto una cena costosissima al giudice Cummings-Browne e a sua moglie, nel tentativo di corromperli. Ma ormai i dadi erano stati tirati. La delusione e frustrazione della perdita abbattono la nostra Agatha, che tanto brava e perfetta non è. Ma la sera della gara il giudice Cummings-Browne muore avvelenato dopo aver mangiato una fetta della quiche agli spinaci che si era portato a casa.
Casualità o omicidio?La cicuta cresce in alcune zone dell’Inghilterra e potrebbe essersi mescolata accidentalmente agli spinaci. Ma quale sarà la verità? Agatha viene spinta alle indagini, un po’ per noia, un po’ perchè quel villaggio non è così lindo come sembra e ci sono diversi scheletri negli armadi dei suoi abitanti.
Agatha Raisin fin dall’inizio del romanzo non mi ha suscitato poi tanta simpatia, probabilmente la spocchia della vita londinese la rendeva particolarmente fuori posto e anche un po’ volgare e inadatta alla vita di campagna, ma nel corso della narrazione sembra avere una crescita, seppur minima, e uno sviluppo che alla fine del libro un sorriso sulle labbra te lo lasciano. Interessante la figura del poliziotto di quartiere, Bill Wong, che diventa quasi amico della nostra protagonista, così come l’ex sottoposto e poi amico Roy, che susciterà la curiosità di Agatha per le donne del villaggio.
Tra pasti al Leone rosso, gare canine, rullini fotografici bruciati, corse in bicicletta, aste per la parrocchia vedremo l’evolversi del caso. Marion Chesney sembra volerci regalare un’investigatrice a metà tra Miss Marple e la genovese Nadia Morbelli in un’atmosfera inglese che sa molto di Agatha Christie e di inizio novecento.