#GalassieSommerse: Contessa Lara

Di Evelina Cattermole Mancini, in arte Contessa Lara, abbiamo pochi e oscuri dati biografici, specie per quanto attiene la nascita e la prima gioventù. Ciononostante, è d’obbligo annoverarla tra le più conosciute scrittrici del canone sommerso della Letteratura Italiana del XIX secolo, e non solo per ragioni strettamene artistiche. Poetessa, cronista mondana, musa della scapigliatura nella Roma umbertina, autrice di novelle, romanzi per ragazzi e un’opera di narrativa sociale e protofemminista – L’innamorata – fu una vera e propria donna in carriera, un’intellettuale apprezzata, uno sguardo lucido, sebbene a tratti sofferto e malinconico (come testimonia la sua ventennale produzione letteraria) della condizione della donna nel suo tempo. download

Deve il suo nom de plume a una probabile contrapposizione (spesso usato come arma atta a ridicolizzarne il lavoro da Giosuè Carducci) a Conte Lara, uggioso e dimenticato poeta garibaldino.

Ancora vividi nelle memorie del tempo furono, invece, i tragici fatti di cronaca che l’accompagnarono fino all’inevitabile epilogo. Un’irregolare anche per quanto riguarda la sua vita privata, fu al centro di scandali e delitti: quello del primo amante Giuseppe Bennati per mano del marito Eugenio Mancini e il suo stesso assassinio ad opera dell’ultimo amante, Giuseppe Pierantoni.

Il suo unico romanzo, L’innamorata, seppur tributario alla moda appendicista dell’epoca, affronta una tematica ancora molto attuale: l’amore inteso come inganno e sopraffazione soprattutto per la donna. Leona, la protagonista, una diva da circo spagnola, è innamorata del giovane conte Paolo Cappello, un amore irruente, sensuale, drammatico, di cui è oggetto (ovviamente di piacere) e mai soggetto (in quanto femmina e, per supposto, parte più debole all’interno della coppia), destinato a un epilogo ancor più tragico proprio per la sua inesorabilità, e quasi presago della triste fine che attende al varco la stessa autrice.

Come autrice di libri per bambini (scritti per lo più negli ultimi anni e tra i quali ricordiamo in special modo Una famiglia di topi, illustrato dall’allora celebre maestro Enrico Mazzanti), Contessa Lara è ricordata per la felicità della sua penna, l’ottimismo insito nelle sue storie, le inclinazioni pedagogiche e le finalità chiaramente educative: nell’utopia di una natura antropormofa, i moti dell’anima possono finalmente approdare a quel lieto fine che le umane vicissitudini sembrano altrimenti negare. Una famiglia di topi ha rappresentato, peraltro, il suo più grande successo, ininterrottamente ristampato dal 1891 fino al 1930.

Come poetessa, invece, la sua cifra stilistica è indissolubilmente legata al binomio amore- morte, al senso della caducità della vita e di tutte le cose, e poi la solitudine, la quotidianità narrata con fotografico realismo.

Incantevole galassia sommersa, Contessa Lara: «seppe essere lieve e ironica, delicata e appassionata, colta eppure disarmante nella sua semplicità, documentando un bel ritratto di donna fin de siècle, in assoluta adesione al suo tempo anche nelle manifestazioni più esterne, femminile ed inquieta: “dama e poeta”».

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