L’anarchia dei puntidi vista di Massimo Algarotti (con intervista)

In teoria dovrebbe essere un concetto semplice, chiaro e cristallino. In pratica è la causa principale di tutte le nostre sciagure, travisamenti, discussioni, contrasti, lotte di ogni tipo: ognuno di noi guarda il mondo da una prospettiva propria che è sintesi e sunto di esperienze, cultura, formazione (ma soprattutto le prime due) e che giocoforza non si incontrano sempre pacificamente con quelle degli altri. Non siamo obbligati ad accettarle, ma rispettarle è un’altra cosa. Non impuntarci sulle presunte verità che ci portiamo in tasca come gli spiccioli del resto della spesa, ma riconoscere che esistono possibilità diverse di approcciarsi alla stessa cosa, dovrebbe essere la base di ogni civiltà. Ma la nostra non è una società civile. Piuttosto è anarchica (non sotto il profilo politico… o forse sì?), come anarchici sono i nostri punti di vista.

A partire da questo presupposto semplice ma apparentemente troppo complicato da adattarcisi, Massimo Algarotti ha scritto uno dei romanzi più intensi tra quelli letti in questa seconda metà dell’anno, un romanzo di un’umanità che non ti aspetti (forse perché ormai non ti aspetti più che il senso di umanità esista tout court), un romanzo che trasuda delicatezza, dolcezza e soprattutto, tanto, tanto amore. Un amore declinato nelle sue molteplici forme perché anche l’amore è anarchico per natura. Si tratta de L’anarchia dei punti di vista (Bookabook edizioni) e ve lo consiglio davvero dal profondo dell’anima come una lettura che vi scaverà dentro, senza farvi male, ma lasciandovi un segno indelebile. Una lettura della quale – ve ne accorgerete dopo averlo terminato – sentiamo tutti il bisogno, anche se non ce ne rendiamo conto immediatamente.

Nel romanzo si incrociano tre personaggi figli di storie apparentemente diverse e che, tuttavia, trovano intersezioni più o meno forti a questa o quell’altezza. C’è Gioia che ha appena perso il marito italo e deve adattarsi a una vita fatta di assenze. C’è Jacopo, giovane aspirante scrittore, un po’ guascone, un po’ impacciato e insicuro, che si barcamena tra storie, storie d’amore e storie passate zigzagando tra passione e sentimento. E poi c’è Artico, una sorta di hippy, ex tossicodipendente che ha ripreso in mano la sua vita anche grazie a Yumara e al figlio che aspettano e che, soprattutto, ha imparato che la vera pace con se stessi arriva con l’accettazione del fatto che un’opinione diversa dalla propria non conta come offesa, semmai come possibilità.

Un romanzo con tre storie incapsulate come matrioske, le famose bamboline russe, non è la stessa cosa di tre storie i cui orditi si intrecciano per tessere una trama. La struttura diegetica de L’anarchia dei punti di vista è particolarmente complessa ma allo stesso tempo molto ben curata per arrivare a un finale che non potrà mancare di farvi ripensare all’intero romanzo, facendovi guardare indietro con molti più interrogativi di quanti ne avevate quando avete iniziato: in maniera ancora più sottile di quanto accade in un romanzo giallo, ripercorrete la lettura alla ricerca di indizi. È questo è stato uno degli aspetti che mi ha particolarmente colpito. Non è facile, dopotutto, sorprendersi davanti al finale in un libro che non sia né un poliziesco, né un thriller né altro su questa frequenza d’onda. Il colpo di scena finale è davvero un colpo allo stomaco.

La prosa è fluida, scorrevole, un registro medio che a tratti, però, tocca vette di un lirismo imprevedibile ma senza che questo appaia come una cesura eccedente la misura semantica del testo: le pagine 86,87,88 non si possono non imparare a memoria come il testo della più bella tra le nostre canzoni preferite.

«Scelgo te che mi hai insegnato il significato del rispetto per me stesso e per gli altri, il rispetto della diversità, della tolleranza e del sorriso. Scelgo ogni giorno di avere un passaporto su cui è scritto: “io sarò sempre tuo”, e di partire per il mondo sapendo che tu sarai sempre la casa in cui tornerò. […] Scelgo te come mia madrepatria, come mia madrelingua. Scelgo te che mi hai sempre tenuto per mano anche quando nessuno avrebbe accettato di starmi a fianco»

 

foto-algarotti

L’autore, Massimo Algarotti, è stato gentilissimo a concederci questa breve intervista:

L’anarchia dei punti di vista contiene un’idea molto semplice eppure molto forte, alla quale non pensiamo ma che esercitiamo continuamente: le prospettive dalle quali consideriamo le cose possono essere molteplici ma tutte hanno eguale diritto di cittadinanza e dignità. Come è nata questa ispirazione e, soprattutto, l’idea – appunto – di costruirci intorno un romanzo?

Sono sempre stata una persona piuttosto “rigida” e “diretta” nella vita: se ho un problema, se ho un obiettivo, se ho qualcosa da dire, tendenzialmente non esito. Parlo molto liberamente con le persone e questo in alcuni momenti può essere paragonato ad un carrarmato che sfonda una vetrina con effetti disarmanti. Se sbagli l’approccio con le persone (nonostante le buone intenzioni) anziché farle aprire le fai chiudere a riccio. Con il tempo ho dovuto cercare di limare questo mio lato. I miei personaggi mi hanno aiutato in questo: con le loro debolezze, le loro fragilità e il loro “passato” mi son trovato a provare emozioni che mi facevano sentir debole e mi son chiesto se nella vita avrei davvero considerato tutto ciò prima di giudicare o aprire bocca.

Gioia, Jacopo e Artico. Ognuno racconta e vive la propria vita dal suo punto di vista. Ce li descrive con tre aggettivi per ciascuno?

Gioia è materna, è scoperta, è sola. Jacopo è un po’ sognatore, un po’ illuso, un po’ troppo sicuro. Artico è più simile a me: forte, emotivo, protettivo.

A proposito di punti di vista, quello che definiscono P.O.V nelle lezioni di scrittura creativa altro non è se non il narratore, la cui scelta e gestione costituiscono già da sé una buona parte della riuscita del romanzo. Ha mai avuto dubbi sulla scelta dei punti di vista che incontriamo nel romanzo?

Assolutamente si, ancora oggi li ho e ascoltando i miei lettori e le mie lettrici i dubbi crescono. Ma per assurdo ho cercato di inserire anche comportamenti, risposte e punti di vista che io per primo non condividevo, perché la mia priorità non sarà mai farmi piacere i personaggi (Jacopo non mi piace ad esempio), ma piuttosto sarà sempre la voglia di creare la discussione attorno a loro. Come nella vita di tutti i giorni. Sarebbe troppo facile e pure un po’ noioso se tutte le persone facessero esattamente quello che ci si aspetta da loro. Ecco, forse l’unica categoria da cui potrei pretenderlo sono i politici. Scherzi a parte, penso che creare un personaggio e dargli vita significhi anche questo: fargli pensare qualcosa che non condividiamo e per questo renderlo “umano”.

L’amore è nemesi e catarsi del libro. Cos’è per lei l’amore?

E’ molto difficile rispondere, poter con precisione dire cos’è l’amore. Esistono tante forme di amore e tanti modi di vederlo. Per alcuni l’amore è possedere una persona fino allo sfinimento, fino al non accettare di non averla affianco. Per altri l’amore è qualcosa che cercheranno per tutta la vita forse senza trovarlo mai. Per altri ancora l’amore è qualcosa che trovano con una facilità disarmante.
Per me l’amore è semplicemente spiegabile con l’insostituibilità. Esser adulti e ripensare a quando eri bambino e i tuoi genitori erano con te. Essere adulti e svegliarti la mattina tutto “rotto” perché la notte hai dormito abbracciato a tuo figlio e alla tua compagna. Essere lontani, per un momento o per sempre, e sentire che anche solo un dettaglio ti emoziona. Non saprei descriverlo con altre parole.

Com’è stata l’esperienza con BookaBook e il crowdfunding editoriale?  

E’ una bella esperienza, che sto vivendo con la consapevolezza di dover crescere. Ma la pazienza e la voglia non mi mancano, soprattutto perché i feedback che sto ricevendo dai lettori sono davvero positivi. Posso garantire che Bookabook è una casa editrice seria e con un approccio davvero professionale e spero sia contenta del mio lavoro. Il crowdfunding editoriale è un’ottima possibilità sia per la casa editrice sia per gli scrittori, tant’è che lo consiglio vivamente a chi ha voglia di realizzare un progetto più che un sogno. Nel periodo di campagna ci vuole tanta pazienza, tanta voglia di creare contatti e tessere una rete. Ma quando alla fine trovi il tuo libro in commercio e tra le mani di tante persone, è una gran soddisfazione.

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