Tamara de Lempicka – Vanna Vinci

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Tamara di Lempicka di Vanna Vinci è una graphic novel che mi è capitato di trovare su amazon nel mio girovagare ed è bastato qualche click per far sì che fosse subito aggiunta al carrello. Arrivata giusto venerdì, l’ho subito divorata. Innanzi tutto vorrei spendere qualche parola sull’autrice: conoscevo Vanna Vinci come artista già per la sua vita di Frida Kahlo, edita sempre dal Sole24Ore, anch’essa narrata in prima persona dal punto di vista della pittrice. E anche qui Vanna si immedesima in Tamara e le da voce, risvegliando l’attenzione sull’icona dell’art decò degli anni ’20-’30 del Novecento.

Vi chiederete se Tamara era già in cantiere per la rubrica sulle #Galassiesommerse, ma vi rispondo subito che no, non era nei piani e non ve ne parlerò in essa, come vi dicevo la rubrica sarà dedicata a sole dieci artiste e i “posti” sono già stati occupati. Ma il mio navigare su amazon ha comunque portato i suoi frutti e anche se non protagonista di uno dei miei venerdì, Tamara de Lempicka ha comunque avuto il suo spazio qui.

Attraverso grandi tavole a colori conosciamo Maria Gurwik-Górska, nata nel 1898 a Varsavia in una famiglia di sole donne: infatti il padre abbandonò la famiglia molto presto lasciando la moglie Malvina con la nonna Clementine e i tre figli. La piccola Maria-Tamara dimostrò la sua particolare propensione per l’arte molto presto, quando realizzava fiori di carta colorata per rivenderli nelle strade; viaggiò in Francia, in Italia e imparò a dipingere, specializzandosi nei ritratti.

Prima dei diciotto anni era presso alcuni zii a San Pietroburgo e durante una festa conobbe il nobile Tadeusz Lempicki di cui si innamorò follemente, ricambiata. Ma nel 1917 scoppiò la rivoluzione e i due innamorati furono costretti a lasciare la Russia, non senza difficoltà e problemi, Tadeusz fu anche arrestato e solo grazie all’aiuto, non senza secondi fini, di un console svedese, Tamara riuscì a farlo scappare. Nel 1918 erano a Parigi: qui iniziò a dedicarsi seriamente alla pittura diventando ben presto una grande ritrattista, di uomini e donne, verso queste ultime cominciò a provare forte attrazione. Importante è il rapporto con Ira Perrot, vicina di casa e modella di Tamara, a cui dedicò diversi quadri.

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Proprio un ritratto di Ira fu esposto al Salon D’automne. La fama cresceva, ma con essa anche la depressione perchè i rapporti con il marito Tadeusz si erano raffreddati: lui non accettava la povertà e l’idea di dover lavorare, allo stesso tempo non acconsentiva alla vita libera e moderna della moglie. Tamara infatti ormai si dedicava a donne, uomini, fumo, droga, locali, orge: conobbe Marinetti, rappresentante futurista italiano, e D’Annunzio.

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Tadeusz intanto l’aveva lasciata per sposarsi con la sua amante; Tamara fu chiamata in America a dipingere, viaggiò in Arizona, Messico e poi tornò a Parigi, dove si sposò in seconde nozze con un collezionista ebreo. Nonostante fosse ormai molto conosciuta e venissero organizzate tantissime mostre, sotto la patina smagliante c’era sempre la sofferenza e la depressione che la spinsero a ricoverarsi in una clinica psichiatrica. Intanto gli anni Trenta versavano verso la fine e l’avanzata nazista minacciava l’Europa: per evitare problemi vendettero le proprietà di Raoul e si trasferirono in America. Qui lo stile iperrealista della Lempicka non attecchì: di lei si parlava più per le feste che organizzava, che delle opere d’arte.

I viaggi tra vecchio e nuovo continente continuarono negli anni Cinquanta, Tamara intanto aiutava economicamente la figlia Kizette, avuta da Tadeusz. Il declino sembrava inesorabile, fino a che nel 1969 alcuni studenti d’arte la riscoprirono e convinsero a fare di nuovo una mostra dei suoi quadri di quarant’anni prima: la sua stella non era stata dimenticata e fu apprezzata come all’inizio.

Tamara vive e invecchia in queste pagine, i suoi occhi ci fissano dalle vignette comunicandoci la sua forza e il suo temperamento artistico. Vanna Vinci ha scritto e disegnato un’opera che sicuramente sarebbe piaciuta alla pittrice: era una donna moderna, libera di fare quello che voleva con chi voleva, libera di pensare a se stessa e di mettere al primo posto la tavolozza e la tela. Una donna rivoluzionaria ed emblema di una generazione di artisti.

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