L’amore puzza d’odio è una breve silloge poetica di Massimiliano Boschini pubblicata lo scorso giugno nella collana Golem di Miraggi Editore, una raccolta che proietta la qualità intrinsecamente icastica dei versi che, sebbene scritti sulla pagina, sono piuttosto immagini in movimento, hanno una forza e un impatto quasi scenografico, oltre che verbale, per cui la scrittura eccede il limite statico della lettera tracciata e prende vita e corpo, e soprattutto voce per cui più che un’esperienza di lettura è un’esperienza immersiva quella che si presenta agli occhi del lettore che sente, vede, gusta, ascolta, tocca e odora questi versi d’amore e di odio. Del resto, la penna dell’autore è accompagnata visivamente dalle godibilissime e iperrealistiche illustrazioni di Vincenzo Denti, docente del LABA di Brescia del Liceo Artistico Giulio Romano di Mantova.
Odi et Amo, scriveva Catullo. Non è un ossimoro quanto l’essenza stessa di questo sentimento imprescindibile dal suo opposto, anche quando appare perfettamente normalizzato all’interno di un rapporto di coppia. C’è sempre qualcosa che spinge verso il contrario, in fuga dalla prospettiva idealizzata di un amore che fa rima sia con dolore che con batticuore.
L’amore è qui metaforicamente inteso più come accidente del tempo che passa, e quindi attraversa le sue stagioni – dalla primavera all’inverno – come la vita attraversa le sue età – dalla culla alla tomba – e tutto ha un ciclo vitale che parte con lo slancio della nascita, dello sbocciare, per poi sfiorire a poco a poco fino ad appassire e morire.
Questo slancio detta anche il passo della raccolta che, pur breve (si legge davvero in un’oretta o poco più) è cadenzato secondo un ritmo dettato più dal contenuto che dalla forma, e la forma che è più narrativa che lirica. Lo si può leggere, dunque, da ambo i lati: quello della prosa che racconta la classica storia d’amore finita male, fatta di idilli che si scoprono inganni, parteggiando per l’una o l’altra metà della coppia; o quella dei versi cinici, sarcastici e soprattutto dispettosi provocatoriamente elaborati dall’autore/narratore.
Anche se… indubbiamente, il narratore è maschile, e suo è quello che in un romanzo chiameremmo P.O.V., quindi parziale, parzialissimo… ma ogni testo è un dialogo con chi lo legge, e non è in questo botta e risposta silenzioso tra lettore e scrittore che si annida forse il giudizio del primo e l’onere della difesa del secondo?
Personalmente, posso dire di aver trovato una certa sintonia con la parte maschile e il suo punto di vista. Forse perché con l’amore ho un rapporto conflittuale, fatto – ça va sens dire – di amore e odio, attrazione e repulsione, desiderio e paura.
In L’amore puzza d’odio i due protagonisti si conoscono, si piacciono, si corteggiano, stabiliscono una relazione, si sposano, costruiscono una routine fatta di domeniche all’Ikea e pranzi coi parenti che, poco a poco, frammenta la coppia e frantuma il sentimento in schegge di agognate e separate solitudini oltre che di piccole e grandi idiosincrasie che finiscono per ucciderlo, non prima di aver tramutato l’amore nel suo contrario, l’odio appunto. Ma proprio perché l’odi et amo sono un’entità unica e inscindibile, ecco che sinesteticamente il suo odore, anzi la puzza – quasi fosse un corpo in decomposizione‒ è l’odio. Nella sua circolarità, la fine è insita già nel suo principio.
L’amore puzza d’odio di Massimiliano Boschini non è dunque una raccolta di topoi sull’amore romantico e sprezzante, bello e crudele. È una riflessione in forma di versi, arguta non c’è dubbio, sulla reale natura del sentimento che secondo alcuni sarebbe il motore che fa girare il mondo. Ma se lo è, bisogna infine ammettere che in realtà il mondo gira grazie a un bimotore fatto appunto di amore e odio. Siamo pronti a salire a bordo?
Amorragia:
Immemore,
non trovo parole,
che possano riempire,
queste mie memorie
costrette a fuggire,
di poesia in poesia.
Memore di quanto emerso,
mi struscio nel rusco,
coniando per te,
questa nuova parola,
per un amore in fuga:
amorragia.