Edith Wharton è stata una delle scrittrici di inizio Novecento che meglio ha saputo descrivere la società americana, con i suoi usi, costumi e difetti. Grazie alla sua bravura vinse nel 1921 il premio Pulitzer per L’età dell’innocenza. Sicuramente quest’ultimo romanzo ha in sè tante cose positive, ma non è esaustivo della sua opera che comprende circa quindici romanzi, pubblicati tra il 1899 e il 1936, diversi romanzi brevi e racconti. Vorrei dedicare questa recensione a La casa della gioia, pubblicato nel 1905, e alla sua eroina per eccellenza: Lily Bart.
Lily Bart è una giovane ventinovenne, figlia di una famiglia aristocratica andata in rovina economicamente, educata ad essere una bella figura da ammirare ed esporre e ad usare la sua bellezza per migliorare la sua situazione. Lily dopo un’infanzia in mezzo a ricchezze e orpelli, rimasta orfana di entrambi i genitori, viene presa sotto la tutela della zia Julia Peniston, donna austera ma generosa. La giovinezza per Lily trascorre nel consolidare e rendere levigato il suo ruolo di donna di mondo, apprezzata e desiderata dai tanti.
La sua vita sembra essere indirizzata alla ricerca di un ricco matrimonio, per poter vivere una vita degna delle ricchezze e del lusso a cui è stata abituata fin da piccola. Di quì le strategie e i piani per avvicinarsi ad un uomo benestante.
Ci troviamo davanti un ventaglio di possibilità: abbiamo il giovane Selden, esteta intelligente, che attrae Lily e che da lei viene attratto, ma da cui si sente in qualche modo respinto perchè in quanto avvocato non ha le ricchezze che gli permetterebbero di far vivere Lily nel lusso. Percy Gryce è un giovane un po’ tontolone, molto moralista, ma con un grosso patrimonio alle spalle e il soggiorno presso i Trenor, amici di lunga data di Lily, potrebbe essere l’occasione propizia per ricevere una proposta. Poi ci sono i Dorset, di cui Bertha, la moglie, vive una vita dedita al libertinaggio e consuma passioni d’amore una dopo l’altra, ai danni del marito geloso che viene fregato sempre.
E questi sono solo alcuni dei personaggi che conosciamo all’interno del romanzo: abbiamo arrampicatori sociali, nuovi ricchi, investitori in borsa, uomini e donne che si piegano al dio denaro per la potenza che il suo possesso concede loro. Lily rimane sullo sfondo di tutto, pur senza volerlo: perchè in realtà Lily, pur desiderando la ricchezza e un matrimonio vantaggioso, sembra sempre che quando arrivi il momento opportuno per approfittarne, si tiri indietro, come se una qualche morale interna la spingesse a fare la scelta più giusta, rispetto a quella più conveniente.
A volte penso che sia solo trascuratezza, ma più spesso sono convinta che lei, nel profondo del suo cuore, disprezza quello a cui sta cercando di arrivare.
Le sue scelte e il suo essere un po’ ingenua la porteranno a trovarsi in situazioni disagevoli, che comunque affronterà sempre con il sorriso sulle labbra e una maschera di coraggio, mentre la sua intimità e il suo carattere più profondo rimarranno un mistero per tutti gli altri personaggi e una rivelazione per noi fortunati lettori.
Edith Wharton mette in luce in queste pagine le ipocrisie della società americana: il gusto per il denaro, le facciate, la falsità, dimostrando come le amicizie e i rapporti tra un certo tipo di società siano schiavi del potere e come, appena ci si cerca di comportare in maniera morale o comunque di salvaguardarsi in qualche modo, ben poche siano le vere persone amiche. Lily lo scoprirà sulla sua pelle, diventando vittima di pettegolezzi e dicerie sul suo conto che la porteranno a tutta una serie di scelte e conseguenze che la spingeranno nel baratro sociale. Baratro da cui cercherà sempre di risalire: che ciò avvenga o meno dovrete leggere il libro, per scoprire se l’ascesa sociale sia poi così importante per il proprio essere e se i desideri rincorsi per tutta una vita non siano solo un’effimera illusione.