L’avvelenatrice di Alexandre Dumas

Marie-Madeline d’Aubray, marchesa di Brinvilliers è stata una serial killer francese del Seicento e a lei Alexandre Dumas padre (il celebre autore della trilogia dei Tre moschettieri e de Il conte di Montecristo) ha dedicato un racconto storico di cronaca.

Nata nel 1630, Marie-Madeline era figlia di un consigliere di stato, aveva due fratelli in politica e una sorella. Sposata al marchese di Brinvilliers, divenne presto amante del giovane Saint-Croix. A causa di questa relazione, il padre di Marie fece arrestare Saint-Croix che, proprio in occasione di questa detenzione, imparò da uno dei più grandi maestri nei veleni, italiano collegato ai Borgia, a fabbricarne a sua volta.

Una volta uscito dal carcere cominciò i suoi esperimenti coinvolgendo l’amante. Il potere destatosi in Marie-Madeline, nel poter decidere della vita e della morte degli altri la spinse a meditare vendetta nei confronti del padre che l’aveva allontanata dall’amante. Il consigliere d’Aubray morì lentamente e nessuno sospettò che fosse stato avvelenato. Inizialmente, pensando che con questa morte tante cose si sarebbero risolte, i due amanti continuarono a vivere la loro tresca: ma dopo aver assaporato il piacere di uccidere una volta, questo si risvegliò nell’animo dei due, che coinvolsero nel loro traffico venefico anche altri uomini di stato.

Morirono quindi anche i due fratelli di Marie e la sorella doveva essere la vittima successiva. Ma dopo un tragico esperimento, Saint-Croix rimase vittima dei fumi velenosi con cui stava lavorando. Iniziarono quindi le indagini nel suo studio e furono trovate lettere che lasciavano intendere la complicità e partecipazione della marchesa che, dopo una serie di tentativi falliti per la sua fuga in Olanda, portarono all’arresto nel 1676.

Il racconto di Dumas raccoglie le testimonianze del processo, le accuse e le relazioni degli interrogatori e descrive molto minuziosamente anche la parte relativa alla confessione e alla tortura della donna, che si sarebbe pentita poco prima della condanna a morte.

Questo piccolo libretto ha valore storico, di cronaca e letterario, perchè permette a noi lettori di quasi quattrocento anni dopo, di conoscere una donna diventata famosa per i suoi crimini, ma anche di apprendere le modalità giudiziarie di una determinata società in un determinato tempo.

Ricorrono alcune tematiche presenti anche nel più grande capolavoro de “Il conte di Montecristo”: quello che sembrava essere il protagonista all’inizio del racconto, che viene arrestato e che in prigione apprende da un compagno (così come Dantes aveva appreso tutto la conoscenza dall’abate italiano), la presenta del cattolicesimo che permea il comportamento dei confessori e che, di conseguenza, va ad avere un ruolo molto importante nella vita del condannato a morte.

Sembra non mancare un sentimento di solidarietà e pietà dell’autore nei confronti di Marie-Madeline d’Aubray: vittima di un uomo che le ha dato la possibilità di credersi onnipotente e di potersi liberare indisturbata di chi le metteva i bastoni tra le ruote e che, unica tra i due, patisce la vergogna della tortura e una condanna impietosa. Verrà infatti costretta a subire la tortura ordinaria e straordinaria, nel tentativo di farle confessare eventuali complici, a camminare con una torcia fino ad una chiesa, a stare su di una carretta malconcia che la porterà fino al patibolo dove verrà decapitata e il suo corpo verrà dato alle fiamme.

Dumas non si risparmia nei particolari descrittivi: sembra di assistere alle scene di tortura e di vivere con questa donna il suo dolore fisico e psicologico.

Bellissima la veste grafica di questo libretto, edito da ABEditore, che sul retro della copertina presenta anche una riproduzione dell’articolo di giornale parigino riguardo all’arresto dell’avvelenatrice.

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