Bellissima Regina di Miranda Miranda

La Bellissima Regina della quale ci racconta Miranda Miranda nell’omonimo romanzo appena pubblicato da Scrittura&Scritture è Maria D’Avalos, considerata la donna più bella della Napoli di fine del Rinascimento. Era il 17 ottobre del 1590, infatti, quando la sua parabola si interruppe bruscamente e le mura di Palazzo Sansevero furono testimoni di un’orribile tragedia: l’assassinio della bellissima Principessa e del suo amante, il Duca D’Andria, Fabrizio Carafa.

Vedova in prime nozze di Federico Carafa, e poi di Alfonso Gioieni, aveva perso anche i figli avuti dai due precedenti matrimoni

«La sua giovane esistenza era stata tramata solo dai matrimoni: aveva ventinove anni e già ne aveva trascorsi nove da sposata e tre da vedova»

La vita coniugale di Maria D’Avalos è stata tanto turbolenta quanto sfortunata: il terzo matrimonio con il cugino, il Principe Carlo Gesualdo, fu un’unione infausta che portò come unica gioia la nascita dell’amatissimo figlio Emanuele.

Carlo Gesualdo era un sopraffine compositore di musica sacra, ispiratore, a quanto si dice, di musicisti del calibro di Wagner e Stravinskij, uomo di cultura e talento, dunque, ma poco attraente, morboso e opprimente. Maria cominciò presto a mal tollerare lui e le sue ossessioni, finendo per allontanarsene man mano che cresceva l’attrazione per il Duca Fabrizio Carafa, conosciuto durante una festa. Tra i due scoppiò una scintilla di passione prepotente, violenta, impetuosa e irresistibile, che li portò nel giro di poco a diventare amanti prima clandestini e poi sempre più scoperti.

Cattura

Con Fabrizio, Maria aveva trovato l’amore che bramava da tempo, un fuoco pericoloso che accese di vendetta Don Gesualdo fino al più tragico degli epiloghi.
Forse il matrimonio non le si addiceva o forse il fato aveva in serbo per lei qualcosa di inatteso, di più inebriante del semplice ruolo di moglie e madre: essere un’amante appassionata, bellissima e dannata, tanto da restare scolpita persino nei versi che il Tasso che le dedicò:

Piangete, o Grazie, e voi piangete, o Amori!

feri trofei di morte, e fere spoglie
di bella coppia cui n’invidia e toglie,
e negre pompe e tenebrosi orrori.

Piangete o Ninfe, e in lei versate i fiori
pinti d’antichi lai l’umide foglie
e tutte voi che le pietose doglie
stillate a prova e lacrimosi odori.

Piangete Erato e Clio l’orribil caso
e sparga in flebil suono amaro pianto
in vece d’acque dolci o mai Parnaso.

Piangi Napoli mesta in bruno ammanto,
di beltà di virtù l’oscuro occaso
e in lutto l’armonia rivolga il canto.

(In morte di due Nobilissimi Amanti)

Bellissima Regina si affida quindi a un episodio storico e reale da cui Miranda Miranda ha saputo trarre sia il romanzo che la verità in un proporzione non semplice ma perfettamente calibrata: molte sono le leggende fiorite intorno a questa appassionante e drammatica storia d’amore, d’intrighi e di violenza, e da esse l’autrice è riuscita a plasmare un testo in cui si intrecciano voci e piani narrativi in un ricamo di parole cucite sulla pagina con la delicatezza e l’eleganza di un punto a catenella che coincide puntualmente anche nello stile e nelle scelte sintattico-lessicali, quasi un poema cavalleresco in forma di prosa, un’armoniosa concatenazione di lingua colta, napoletano e spagnolo che scivola lieve come seta, raffinata e preziosa come un gioiello, melodiosa come un madrigale. E senza, per questo, sacrificare i personaggi a cui si tributa, invece, una approfondita ricostruzione psicologica a dimostrazione di un impegno nella scrittura che supera la mera affabulazione e sugella la promessa di un’opera originale e notevole.

Maria D’Avalos si staglia come donna fatale e dolente, Fabrizio Carafa come uomo di rara bellezza (non a caso è soprannominato l’Arcangelo per le sue fattezze angeliche) ed incontrastato valore, lealtà e passionalità fino all’estremo sacrificio, un destino forse già segnato ma impossibile da sfuggire. Il calore, l’intensità, la struggente afflizione dei due protagonisti e del loro contrastato e impossibile amore avvincono il lettore che ne segue gesta, sentimenti, emozioni fino alla fine, partecipe a sua volta e non solo spettatore, spingendolo oltre le pagine del romanzo, sulle tracce, sempre in bilico tra verità e leggenda, di una storia che, come insegna Bellissima Regina di Miranda Miranda, non smette mai di ispirare e incantare.

p.s. della stessa autrice al Salone del Libro ho acquistato Una vita da signorine che ora non vedo l’ora di leggere!

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