Il nostro tempo è breve di Anna Maria Balzano

Recensione a cura di Antonella Di Martino 

L’agile testo di Anna Maria Balzano, Il nostro tempo è breve (Talos Editore) racconta la storia di Caterina Martinelli, una madre caduta a Roma nel 1944 mentre tentava di procurare del pane per la sua famiglia. La storia si fonda su testimonianze e documentazioni rigorose, tuttavia si legge in un soffio e induce il lettore a identificarsi facilmente con la protagonista e i suoi familiari, di rivivere le loro emozioni e i disagi di quell’epoca, di quella estrazione sociale.

Si parla di Resistenza senza armi. La battaglia per la sopravvivenza le famiglie combattono nelle strade di Tiburtino III prima e dopo l’8 settembre non è meno pericolosa di quella che si svolge nelle trincee e nelle montagne.

Poche, dense pagine ripercorrono gli ultimi mesi di vita di una donna coraggiosa, una delle tante che hanno contribuito a scrivere la storia, pagando un prezzo altissimo. La miseria e le preoccupazioni probabilmente non consentivano a Caterina di i suoi sogni, ma non le impedivano di indignarsi per la ferocia dei nazifascisti e di adempiere il suo dovere: prendersi cura della sua famiglia, che era povera, numerosa e comprendeva una figlia disabile. Una misera casa ce l’aveva, procurarsi il cibo era difficile ed era la sua preoccupazione principale.

Caterina non si rendeva conto di quanto fosse ammirevole il suo coraggio, ma sapeva che i forni erano presidiati a mano armata, sapeva che uomini e donne erano già stati trucidati per poco o niente, sapeva di poter morire per un pezzo di pane. Caterina ha dato vita per i suoi cari consapevolmente, senza esitazioni. Ora come allora, il privato è politico e il diritto alla privacy non c’entra: le scelte della vita quotidiana, i prezzi pagati per difendere diritti che appartengono a tutti hanno un’importanza che val al di là e al di sopra della nostra singola vita, del nostro orticello.

Nel bene e nel male, tutti noi diamo il nostro contributo a scrivere la trama del futuro, compreso quello non che non vedremo mai, che possiamo soltanto immaginare.

Il lessico di questo gioiellino è semplice, sempre appropriato, puntualmente efficace. Il ritmo veloce e la sintesi della narrazione sono in sintonia con il passo veloce di Caterina, che si affannava sulle vie di Roma invasa dai nazifascisti e aveva deciso di affrontare chi impugnava le armi davanti ai forni.

Lei ha dato moltissimo; noi possiamo ripercorrere i suoi passi e ricordarla esattamente com’era, per onorare la sua memoria, ripercorrere un periodo storico da non scordare e rafforzare la consapevolezza delle nostre responsabilità.

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