In attesa del 15 aprile, quando uscirà Due figlie e altri altri animali di Leo Ortolani, oggi vi parlo di Cinzia, dello stesso autore (Bao Publishing), una graphic novel che affonda le proprie radici in Rat Man serie a fumetti creata trent’anni fa. Cinzia l’innamorata mai ricambiata, Cinzia la transgender sempre in bilico tra i poli opposti della sua identità sessuale. Cinzia il postino che di notte si trasforma nella lucciola della Quinta Strada, si è conquistata uno spazio (e non solo grafico) tutto suo, una dimensione meno eroica e più umana e ciononostante comunque epica.
Cinzia è, insomma, un personaggio riflesso in cui tutti noi possiamo rispecchiarci: uomini, donne, etero, omo perché la sua sensibilità, la sua fragilità, quel suo incedere nella vita a passi un po’ sbilenchi e incerti appartiene a qualsiasi essere umano dotato di una gamma di emozioni che non riescono a sottomettersi al cinismo dei nostri tempo, all’indifferenza, alla presunzione e alla tracotanza che a volte sembrano essere gli unici salvagenti in grado di tenerci a galla. Ma non è così e Cinzia, dopo una serie di peripezie, ce lo dimostra magistralmente. Anche per questo la graphic, pur nascendo – come Eva – dalla costola di un’altra saga a fumetti ha un’autonomia di fruizione che le consente di essere letta da tutti, anche da chi (come me) di Ortolani conosceva solo il nome e di Rat Man nemmeno quello.
«Se pensate che essere dei transessuali sia un problema, allora non avete mai avuto veramente un problema. Allora non siete mai stati dei transessuali innamorati»
«L’amore non si misura in centimetri»; l’amore – di fatto – non dovrebbe misurarsi con altro se non con l’amore stesso, ma cosa fare quando l’uomo di cui ci si è perdutamente innamorate non sa nemmeno della nostra esistenza? Non ci sono riunioni dell’LSBTIQSW che tengano, e nemmeno consigli di un’amica affezionata e un po’ svanita come Tamara, hanno l’effetto sperato? Si gioca di astuzia o si disperazione? Un po’ di entrambe, ma Cinzia è troppo impacciata per riuscire a vincere in un mondo in cui nessuno è quello che sembra, gli schieramenti, le maschere tutto si confonde nell’apparente illusione che l’ordine sia davvero ciò che serve per sconfiggere il caos, come il Diluvio Universale la punizione divina per eccellenza per distruggere la depravazione morale e restituire disciplina e obbedienza. Ma se pure Noè si fosse sbagliato nel discernere chi meritava di essere salvato e chi sommerso? Se quella che consideriamo depravazione, deviazione dalla natura delle cose fosse, in realtà, una forma di natura stessa? In fondo, chi stabilisce cosa è giusto e cosa no? L’essere umano gerarchicamente inferiore alla natura stessa, che ha tentato per secoli di piegarla ai suoi bisogni finendone sempre e inevitabilmente battuto?
Con la sua leggerezza ai limiti dello smarrimento, la sua delicatezza, dolcezza, quel tocco un po’ naïve che la contraddistingue Cinzia dovrà fare i conti con tutto questo per approdare all’unica soluzione possibile per lei.
Nella dimensione lieve del fumetto, Ortolani è riuscito in un’impresa quasi epica: non solo narrare tessere una trama che fonde coerentemente atmosfere, descrizioni, azioni, ma anche dar voce a quelli che sono gli interrogativi, i bisogni di un’epoca che sembra aver dimenticato il buon senso da qualche parte nella terra sommersa dal Diluvio. Ecco, se c’è una cosa che su quell’Arca non è salita, forse, è l’intelligenza, la comprensione, il fatto, estremamente semplice, che siamo tutte creature di Dio, e chi sostiene il contrario o mente o di fatto non sa proprio chi sia Dio, se non una parola con cui riempirsi la bocca per sputare sentenze.
Cinzia è una graphic ironica e riflessiva, brillante e struggente, è epos e musical, piena di metafore, allegorie: il frutto, in altre parole, di un sincretismo unico nel suo genere, come unica nel suo genere è lei, Cinzia. Come unici nel nostro genere siamo tutti noi. Guai a dimenticarlo e mai smettere di lottare per riaffermarlo quando qualcuno cerca di cambiarci, di dirci che no, non andiamo bene. In quei momenti, ricordiamoci Cinzia, la sua lezione, e facciamola nostra.
Quando si tratta di graphic novel un accenno (visto che le mie scarse competenza in materia non mi permettono di andare oltre) all’aspetto puramente grafico, fumettistico, al disegno è sempre e comunque d’obbligo. Ortolani è un maestro, e una profana come me non saprebbe nemmeno da dove cominciare per descrivere il tratto, la forma, il segno. Posso solo riferire che le tavole sono interamente bicrome, un bianco e nero netto, definito che pare volutamente escludere i chiaroscuri e le sfumature, fotografia perfetta del mondo esterno e di come ci guarda. Ma del resto, il disegno altro non è che una varietà di linguaggio e anche in questo Cinzia di Leo Ortolani conferma la sua formidabile coerenza narrativa.