Con meta narrazione si definisce un’opera letteraria nella quale per precipue scelte stilistiche, l’autore interviene all’interno del proprio testo come persona oltre che come personaggio. Che sia un gioco o un rafforzativo del messaggio che il testo intende veicolare, lasciamo ai lettori di comprenderlo. Prendiamo ad esempio questo Il futuro degli altri di Paolo Brera uscito ieri per la Clown Bianco Edizioni. L’autore è anche uno dei protagonisti, il titolo scelto fa il paio con quelli degli altri libri pubblicati dallo stesso (Il veleno degli altri, Il denaro degli altri, La prigione degli altri), alcuni dettagli privati si sovrappongono a quelli narrativi. Eppure non si tratta di quella tanto in voga auto fiction. È un giallo, un genere solido, con una lunga tradizione alle spalle. E allora, la meta narrazione qui cosa ci fa: è un indizio o un gioco d’astuzia col lettore?
Se dovessi azzardare una risposta, direi che è uno stratagemma narrativo intelligente e brillante che attraverso il dialogo continuo che si viene a creare con il lettore di là della pagina, permette all’autore non solo di raccontare una storia ma anche di affrontare questioni teoriche sul modo e sulle motivazioni dello scrivere: dall’auto osservazione nell’atto dello scrivere allo svelamento delle tecniche del racconto e delle scelte più profonde.
Siamo a Milano. Allegato al quotidiano La Padania è distribuito un libro, Il futuro degli altri, di Paolo Brera, giornalista ex collaboratore della testata, in cui a un certo punto è riportata, con estrema precisione e dovizia di particolari, la dinamica esatta di un omicidio realmente commesso un paio di giorni prima. La vittima è Jasna Nadarjević, 43 anni, di origine bosnacca, regolarmente immigrata, colf e all’occasione fotografa, divorziata, con una figlia adolescente. La posizione del corpo, le condizioni del bilocale dove è stata ritrovata, persino l’indirizzo, sono tutti meticolosamente riportati nel libro di Brera.
A condurre le indagini è il responsabile della caserma dei Carabinieri di via della Moscova, Valerio Maffi de Valera, e la pista più logica da seguire sarebbe quella per cui l’autore del romanzo sapesse già che la Nadarjević sarebbe morta e come sarebbe morta, ergo ne è anche l’autore. L’autore, ovvero lo stesso Brera, che innanzitutto è irreperibile e in più non ha un alibi per il momento dell’omicidio, senza dimenticare che è stato tra i datori di lavoro della vittima. Ma la realtà è piena coincidenze, e la finzione spesso plasma la realtà secondo forme del tutto arbitrarie e sfuggenti all’umano raziocinio. E la commistione tra fantasia e realtà sembra essere la chiave di volta per “risolvere” il caso.
«Un giallo non è un romanzo come gli altri. Richiede attenzione per i dettagli, se no l’intreccio sfugge, non si sa più chi sia la persona che alla fine risulta colpevole, il divertimento scompare. Anche un’indagine vera richiede attenzione per i dettagli. Per quanto di solito sia un bel po’ meno divertente»
Con una prosa essenziale, quasi scarna ma chirurgicamente precisa, Brera forgia un romanzo che è una sfida continua al lettore, un gioco intelligente e ben congegnato, un recipiente adatto a catalizzare in modo elementare ma efficace la dicotomia tra riflessione e scrittura creativa, laddove lo scarto psicologico principale è concentrato nel personaggio del Colonello de Valera, caratterizzato da una varietà di toni che spaziano da una sobria malinconia all’acuta introspezione, e da una dimensione suggestivamente ordinaria (nel buio brancolans è il suo motto) che riduce lo spazio narrativo tra personaggio e persona, autore e lettore, finzione – appunto – e realtà, lasciando infiltrare un caleidoscopio di personalità che accentuano il gioco della meta narrazione.
Il futuro degli altri di Paolo Brera è un romanzo audace e innovativo che non mancherà di affascinare i lettori spingendoli sempre oltre il limite delle loro capacità e facoltà tanto deduttive che abduttive, declinando nel contempo aspetti tematici di stringente attualità ma sempre sul filo sottile eppure binario dell’ambiguità, della commistione e della confusione di livelli che lungi dal disorientare costituiscono semmai inaspettate interazioni per arrivare a comprendere una delle verità che maggiormente investono il nostro presente: «I livelli di realtà sono tanti, l’unico limite è la possibilità».
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