Caro Amico dalla mia vita scrivo a te nella tua di Yiyun Li

Uscito lo scorso novembre per NNEditore, Caro amico dalla mia vita scrivo a te nella tua della cinese naturalizzata statunitense Yiyun Li è esattamente quel libro che parla a te e di te pur senza averti mai conosciuto e pur essendo stato concepito dalla sua autrice come dialogo serrato con se stessa e con gli autori più amati, Kierkegaard, Mansfield, Turgenev, McGahern, Trevor, un dialogo in cui ogni domanda porta con sé un’altra domanda, senza mai approdare a una risposta. E perché, poi, è necessaria una risposta?

Ragionare è meglio che giudicare e spesso le risposte che cerchiamo, con la loro perentorietà, finitezza, determinatezza sono giudizi travestiti, diti puntati contro a mostrare l’inevitabilità della condizione umana: l’essere fallace, soggetto a errori, deviazioni, cadute senza risorgimenti.

«Per anni sono stata convinta che a tutte le mie domande avrebbero dato risposta i libri che leggevo. I libri però portano solo ad altri libri. […]Sono finalmente arrivata al punto in cui so che le risposte che cerco non sono nei libri»

E, allora, perché leggere? Soprattutto perché leggere questo che non è un romanzo, non è una confessione, non è un memoir, non è una biografia, ma una successione di episodi che si nutrono e a loro volta nutrono riflessioni? Il contesto in cui l’autrice (già conosciuta nel nostro paese per I girovaghi e Mille anni di preghiera, entrambi pubblicati da Einaudi mentre NN Editore tradurrà presto Where reason ends) ha scritto queste pagine è indissolubilmente legato ai due crolli nervosi che l’hanno colpita a breve distanza l’uno dall’altro portandola ad altrettanti tentativi di suicidio e successivi ricoveri. La scrittura come esercizio terapeutico ed elaborazione de sé è, tuttavia, più un pretesto che un contesto vero e proprio. La natura intima, esposta, che si trova tra le righe è meno esibita di quanto si possa pensare perché nel confronto costante con l’altro da sé, lo scrittore come interlocutore attraverso le sue opere, i diari, le biografie, le annotazioni, assurge a condizione universale, nella quale ognuno di noi può ritrovare un frammento di se stesso, una parola, un gesto, un pensiero condiviso.

 

be dapper with

 

Sorprende peraltro il lettore la disinvoltura con la quale Li tratta gli aspetti più drammatici della sua storia: nessuna forma di autocompatimento (o narcisistico autocompiacimento), nessun tono elegiaco, nessun pathos. Un distacco lucido piuttosto che asettico, un guardarsi dal di fuori come in sospensione perpendicolare che permette uno sguardo circolare al passato, all’infanzia, a una madre psicologicamente fragile, a una vita condizionato dal regime maoista, ai fatti di Piazza Tienanmen, agli studi, alla laurea in medicina, alla decisione di emigrare negli Stati Uniti e abbandonare la scienza per la scrittura, alla scelta dell’inglese come lingua naturale, alla materia di cui sono fatti i ricordi e la loro presenza e consistenza che confluisce nel presente, determinandone la forma, ai viaggi, ai libri ‒ sia quelli letti che quelli scritti  ‒, alla malattia, alle sue conseguenze. Ogni cosa è analizzata al microscopio dello spirito; ogni cosa è sottilmente legata all’altra come da un fil di fumo. Eppure nulla è evanescente e nemmeno la frammentarietà del testo può considerarsi caos, tanto chirurgica è la precisione dell’intervento speculativo dell’autrice.

E, ancora, perché leggere? Tanto più se:

«A uno scrittore e a un lettore non dovrebbe essere mai consentito d’incontrarsi. Vivono in due cornici temporali diverse. Quando un libro prende vita per un lettore, per lo scrittore è già morto».

Perché leggere, così come non leggere, è una delle numerose opzioni della vita, è una strada possibile che ci definisce tanto quanto la scelta oppostaCaro amico dalla mia vita scrivo a te nella tua di Yiyun Li è una lettura possibile tra tante letture possibili, e come tutte le possibilità che la vita ci offre e che decidiamo di cogliere oppure no, coglie anche e inevitabilmente un grano della polvere di cui siamo fatti portandolo via, lontano, trasformandolo, unendolo, conservandolo per sempre. Esattamente quello che fanno la letteratura e la vita.

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