Torna oggi in libreria, e su tutti i principali bookstore on line, Antonella di Martino con il suo ultimo romanzo Una diagonale perfetta (Bookabook Edzioni). Artista, fotografa, soprattutto scrittrice trasversale e poliedrica che con la sua penna ha toccato tutti i generi o quasi: dal giallo al rosa, dalla letteratura per l’infanzia a quella storica e sociale. Donna di grande impegno e fine intelligenza, ha collaborato talvolta anche con il nostro blog. Ma l’onore di ospitare la prima recensione al suo nuovissimo romanzo e un’intervista esclusiva all’autrice, credetemi, è tutto mio.
Nel momento in cui la Luna crescente, Giove e Venere si uniscono per formare una diagonale perfetta, nella mente di Eleonora, ex artista e ora avvocato di successo, scatta qualcosa che porterà alla luce ciò che sembrava sommerso nei recessi della memoria, ricordi che, finalmente, riannoderanno i fili spezzati della sua vita, incluso quello che la unisce a Marco, il suo ex marito, scrittore di saggi scientifici stralunato e un po’ mammone, un matrimonio finito – forse ancora prima di iniziare veramente – e sepolto sotto un mucchio di polvere nell’ormai abbandonata casa delle marionette. Ma attenzione a chi può entrare nelle case abbandonate…
L’allineamento di Luna, Giove e Venere, stelle e fato («lo zodiaco funziona perché ci crediamo»), proietta Eleonora in una dimensione stravolta del tempo, ricongiungendo, proprio come se si fossero trovati dopo una lunga rotazione e una altrettanto ampia rivoluzione delle proprie orbite, passato e presente: la bambina vessata dalla compagne, la figlia soffocata da una madre ipercritica, l’amica illusa e disillusa. E quell’attentato mafioso contro il padre magistrato (rielaborazione di un fatto realmente accaduto all’inizio degli anni Ottanta nell’apparentemente placida e sicura Valle d’Aosta), la bomba dalla quale l’uomo si era pur salvato, sì, ma a quale prezzo? Ancora polvere e nebbia che solo la congiunzione astrale di una diagonale perfetta possono sollevare per restituire, limpida e dolorosa, la memoria incostante di Eleonora.
«Ricordi agganciano ricordi, diventando come anelli di una lunga catena, che ormai la sta trascinando verso una destinazione precisa. Non è la prima volta che la memoria la coglie di sorpresa e le sfugge di mano, come una macchina troppo complicata da usare».
Quello di Antonella di Martino è un romanzo capace di sublimare con equilibrio e armonia una storia di formazione, d’amore e d’indagine socio-antropologica dell’obnubilata e fumosa Italia degli anni Ottanta. La misura della stabilità è data da una prosa obliqua che chiede al lettore di collaborare, con la sua partecipazione, alla narrazione, agganciando ogni ricordo all’altro e infilandoli uno dopo l’altro nella «lunga catena» del racconto. Ma è anche una prosa potente, raffinata, sottilmente ironica, un lavoro certosino sulle parole, fino a creare un registro del tutto peculiare e fuori da ogni cliché narrativo.
Eleonora è il perno di un carosello di personaggi che pur nella loro fugacità non tradiscono la propria tridimensionalità, una caratterizzazione profonda che si può cogliere già a partire da pochi elementi: una battuta, una posa, un gesto, un silenzio.
Una diagonale perfetta di Antonella di Martino è un romanzo che insegna che il destino è una traiettoria che talvolta si perde tra gli intricati e molteplici sistemi dell’universo. Prendete quello che accadrà tra domani notte e l’alba di sabato quando si potrà assistere alla più lunga eclissi di luna del secolo e anche Marte sarà nella sua condizione ideale di visibilità: forse non sarà come la congiunzione tra Luna, Giove e Venere ma di sicuro Una diagonale perfetta nasce sotto i migliori auspici astrali. Voi che ne dite?
Partiamo dal progetto alla base della pubblicazione di questo libro: Bookabook è una casa editrice che si fonda sul concetto del crowdfunding (preacquisto di un certo numero di copie da parte dei lettori prima che il libro sia effettivamente dato alle stampe). Si tratta di una forma di editoria molto forte in altri paesi (pensiamo al “caso” di Storie della buonanotte per bambine ribelli, poi ripreso in Italia da Mondadori, ma che negli U.S.A. – benché le autrici siano italiane – è nato proprio in questo modo). Perché ti sei orientata verso questo tipo di percorso?
Conosco diversi cantautori di talento (la crisi dell’editoria musicale italiana è ancora più profonda della nostra) che hanno sperimentato con successo il crowdfunding, quindi ho cercato informazioni e ho trovato Bookabook. Ho deciso di tentare per due motivi: la curiosità e l’esempio di Lidia Ravera, che ha pubblicato con questa formula.
Com’è stato affrontare questa che è a tutti gli effetti una sfida?
L’esperienza è stata interessante, anche se faticosa. Una bella sorpresa che ho avuto: l’apprezzamento di chi ha già conosciuto la mia scrittura. Una brutta sorpresa: le difficoltà con le nuove tecnologie sono molto più diffuse di quanto pensassi, e possono influire molto negativamente nel crowdfunding online.
Lo consiglieresti? Ed eventualmente, a chi e perché?
Consiglierei il crowdfunding di cui ho avuto esperienza, ovvero Bookabook, soprattutto agli esordienti, perché offre di più rispetto ai piccoli editori che ho conosciuto. Lo consiglio inoltre a chi non ha difficoltà particolari a presentare il suo lavoro in pubblico e a chiedere soldi… perché, anche se si stratta di somme ridicole, bisogna chiedere, e questo per me è stato estremamente difficile.
La bomba, l’attentato, la mafia: il nucleo fondante di Una diagonale perfetta è ancora incandescente, anche se in apparenza sembra essersi raffreddato rispetto a qualche anno fa. Cosa lo ha ispirato? E cosa ti ha ispirato (emozioni, sensazioni, riflessioni) scrivendone?
Pochi sanno che nel dicembre 1982 ad Aosta attentarono alla vita del pretore Giovanni Selis collegando una bomba alla sua auto. La bomba esplose, ma il magistrato rimase illeso, quindi ci riprovarono qualche giorno dopo, di nuovo senza successo. Qualche anno dopo lo stesso magistrato, sopravvissuto a due attentati, fu ritrovato impiccato. Io sono nata ad Aosta e a quei tempi il figlio del magistrato era amico di mio fratello, quindi posso ricordare alcune cose: che il magistrato aveva subito ripetute intimidazioni e che sua moglie non credeva nel suicidio. Scrivendo un romanzo ho riprovato la stessa rabbia e lo stesso disgusto di allora; il tempo non ha cambiato niente.
Un tema nemmeno troppo sottinteso del romanzo riguarda il bullismo o comunque l’emarginazione di bambini considerati diversi. Un tema importante e fortemente attuale. Quale funzione assolve questo tema nell’economia complessiva del libro?
Il bullismo è uno degli assi portanti del romanzo. Ho voluto costruire una storia su temi che conosco bene: mi riferisco al bullismo e alla diversità, ma anche alla pedofilia. Anni fa, il bullismo era considerato un evento normale, si parlava di “bambinate” o di “normale crudeltà”. La pedofilia era conosciuta soltanto dagli addetti ai lavori e i pedofili erano chiamati “maniaci”, persone da curare. Le parole “bullismo” e “pedofilia” non esistevano, quindi qualcuno oggi crede davvero che i tempi passati fossero meravigliosi per i bambini. In realtà, la violenza sui bambini prosperava impunita, perché non esistevano gli spazi e le parole adatte per parlarne. Il bullismo ha sempre colpito i diversi; ma una volta non si parlava di diversità, se non per colpevolizzarla o stigmatizzarla: chi era diverso doveva cambiare, anche se non poteva. Oggi il fenomeno del bullismo sembra aumentato: forse è vero, ma non dobbiamo dimenticare che le parole sono indispensabili per affrontare i problemi
Un altro tema cardine della storia è il difficile equilibrio delle parti nel rapporto di coppia. Marco ed Eleonora devono perdersi per ritrovarsi, come succede spesso anche fuori dalle pagine dei romanzi. Ma se nei romanzi il viaggio è necessario agli eroi, nella vita vera lo si potrebbe risparmiare. Tu cosa ne pensi?
Sono convinta che certi distacchi si possono e si devono evitare. Eleonora e Marco si sono persi perché non hanno saputo comunicare tra loro: lui ha peccato di orgoglio e di ignavia, lei di inefficacia.
L’astronomia è la cornice che inquadra la trama. Marco è uno scrittore di saggi scientifici. La congiunzione tra Terra, Venere e Marte in una diagonale perfetta è la metafora portante del romanzo. Come è maturata la sua correlazione con la storia che avevi in mente?
Ho pensato agli astri, alle leggi che li muovono e a quelle che muovono gli esseri umani, per mettere in mostra le correlazioni e le differenze, e per riflettere sulla questione del libero arbitrio. Ma ho voluto narrare una particolare astrologia anche per gioco e per dimostrare che non è difficile proiettare noi stessi negli astri. Non credo che gli astri abbiano una reale influenza su di noi, ma l’astrologia ne ha, soprattutto (ma non soltanto) per chi ci crede: le profezie si auto-avverano, lo sappiamo ma troppo spesso lo dimentichiamo.