«New York è una città tosta, aspra, caotica e incazzata» scrive Chiara Marchelli (già finalista del Premio Strega 2017 con Le notti blu) in New York, una città di corsa (Giulio Perrone Editore), uno dei primi titoli della collana Passaggi di Dogana nella nuova veste grafica di Maurizio Ceccato e che raccontano di città pregne di storia, ispirazione, fervore, attraverso gli occhi e le parole di celebri scrittori o autori leggendari, libri che solo in apparenza sono chicche da turisti letterari (o letterati) ma che di fatto sono testimonianze autentiche e concrete che i libri sono uno dei posti più belli in cui perdersi. E non solo con la mente.
Ecco, in New York, una città di corsa di Chiara Marchelli la cosiddetta Grande Mela la si vive (leggendo) visceralmente. Con il cuore impegnato a pompare sangue più in fretta ai muscoli per fornire energia e aumentare il catabolismo, e il cervello occupato a rilasciare quantità aumentate di adrenalina, noradrenalina, glucagone e cortisolo. Per non parlare delle endorfine. L’autrice ne parla diffusamente nel capitolo finale, dopo averci trascinato, in una corsa a perdifiato tra i quartieri della sua città d’elezione (Chiara Marchelli, valdostana, insegna alla NYU).
Scarpe da ginnastica ai piedi e via, seguendo percorsi che solo i veri new yorker, o i resident runner conoscono; percorsi che sostituiscono i classici itinerari turistici: tra le brownstones di Highland Park, Bed-Stuy, Ocean Hill, Cobble Hill, Fort Green Park, Park Slope fino ad arrivare, naturalmente, a Manhattan, dove si può correre ovunque e da nessuna parte, da Uptown a SoHa a Sua Maestà Central Park e poi il Village.
Più dei grandiosi monumenti, più dei grattacieli mozzafiato, dei ponti stra-famosi, a dominare nelle pagine di New York, una città di corsa sono gli scorci e i paesaggi che riportano la grande metropoli a una misura più umana, dove a prevalere è la sublimazione della natura, ai limiti del bucolico, quasi un paradosso per una città che ha fatto dell’urbanizzazione a caratteri cubitali un vessillo di riconoscibilità internazionale:
«A molti sfugge un’evidenza che ritenevo lampante, ma che evidentemente non lo è: correre quando piove è bellissimo. […] Correre quando piove è un’esperienza inebriante, ma pochi lo sanno. Dopo una corsa sotto la pioggia, si avverte una sorta di purificazione. […] I profumi che salgono dalla terra bagnata, il silenzio, l’acqua sull’asfalto, i piedi che battono sul terreno, i colori del bosco lucido d’acqua, il rumore delle foglie nel vento»
Chiara Marchelli non è una runner professionista (per esempio, non ha – ancora – mai partecipato a una classica New York City Marathon) ma è una scrittrice professionista che:
«nella corsa trova una dimensione che soltanto un’impresa come la scrittura può offrire. Perché correre e scrivere, per me, sono due elementi che appartengono allo stesso sistema».
Questo suo libro ne è un frutto maturo: un racconto concentrato, corposo, che percorre la città e la sua storia, fermandosi spesso lungo il tragitto della scrittura per compiere deviazioni storiche, o artistiche, che arricchiscono l’immaginaria corsa mentale del lettore tra spazi più o meno conosciuti e immortalati da tanta iconografica televisiva e cinematografica, attraverso la narrazione di aneddoti di storia locale ed episodi di memoria personale in una full immersion di parole che se non possono sostituire – com’è ovvio che sia – quel viaggio a New York che noi tutti agogniamo di fare almeno una volta della vita, gli donano tuttavia uno spessore più denso, certamente più consapevole e meno da cartolina.

Se la vostra domanda è cosa rappresenta in definitiva questo libro, la risposta è: una dichiarazione d’amore della Marchelli alla città che l’ha accolta e alla sua passione per il running. Se invece vi state chiedendo quale scopo possa avere la lettura e se – visto pure che ormai siamo entrati in piena stagione vacanziera – il testo può sostituire la classica guida turistica, la risposta che personalmente sento di darvi è: sì, perché non gli manca niente se non una buona cartina, che tuttavia si può sempre recuperare altrimenti.
Seguendo, letteralmente, le orme dell’autrice, scoprirete una città che non è solo l’icona fissata nell’immaginario collettivo, un luogo mitico, romantico e grintoso, caotico e turbolento, una «città tremenda come nessun’altra al mondo» ma uno spazio che per essere pienamente vissuto richiede uno sforzo aggiunto, perché l’esperienza di un soggiorno a New York può essere magnifica, ma anche straniante.
Perciò, a passo leggero, in armonia di corpo, spirito e mente, preparatevi a seguire Chiara Marchelli nella sua New York, una città di corsa.