Stelle o Spara di Nova

Quando Nova ha presentato Stelle o Sparo (BAO Publishing) alla All Bao Star Experience durante l’ultimo Salone del libro di Torino, era l’unica donna – e in aggiunta esordiente – tra mostri sacri della graphic come Zerocalcare, Daniel Cuello, Alberto Madrigal. Eppure non solo è riuscita a tenere testa alla grande ai suoi colleghi più navigati, per così dire. È riuscita anche a catalizzare l’attenzione su di sé. E non perché fosse l’unica donna oppure l’esordiente di turno, ma per il suo modo di porsi.

Protagonisti di Stelle o Spara sono due amiche, Stella ed Ed, un viaggio e un momento di crisi, uno di quei momenti che però sono come le offertone di certe réclame televisive: pensi sempre che ci sia un giorno di scadenza ma in realtà non scadono mai. E allora perché non prendersi una pausa su un’isola, un posto piccolo, ché:

«la gente va a ritrovare se stessa nei posti più assurdi. Tipo l’India, il Tibet. Posti enormi. Così secondo me se ti cerchi in un posto piccolo magari ti trovi»

E vi sfido a darle torto.

Stella ed Ed sembrano due poli opposti, o due pezzi che si completano. Personalmente, le ho lette come due facce della stessa medaglia, disincanto e svagatezza magari non saranno proprio dei sinonimi ma non sono nemmeno troppo dissimili.

Sullo sfondo, una vacanza vissuta come un’avventura da pirati, l’incontro con un bambino misterioso, quasi un fantasma, Cosmo (omen nomen?), nascosto e isolato in un vecchio faro a costruire lampade e mettere insieme pezzi di giocattoli rotti, alla la ricerca del senso della vita – tema inesausto e inesauribile, ma qui trattato con piglio privo di retorica, e anzi con una lucidità e onestà che in questi tempi bifronte in cui si passa dall’ottimismo cosmico al pessimismo senza scampo, e la vita sembra più che altro un meme da condividere sui social, sono forme di intelligenza in via d’estinzione e ci vuole coraggio (o incoscienza) ad affermare che il caso è, né più né meno, un anagramma di caos e quindi chi può dire se è il caso o il caos? Perché sarà pure vero che ognuno sceglie di vivere come vuole, ma come si sceglie quando tutto sembra uguale? A caso, no? E a volte il caso può essere il caos, altre volte una bandiera dei pirati:

Si fanno riconoscere quando è il momento. Tu lasciale avvicinare e quando meno se l’aspettano tenta l’assalto. Sali a bordo e prendi quello che vuoi.

La scrittura è leggera nello scavare solchi profondissimi di intensa riflessione, tanto da penetrare nel cuore e nella mente del lettore che si lascia avvolgere a sua volta dal desiderio di comprendere se stesso, aprirsi e raccontarsi al mondo senza il timore di essere giudicati se pure ci si sente deboli, vulnerabili o non all’altezza («Quando vedo qualcuno migliore di me, lo odio in automatico»).

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Come al solito quando si tratta di una graphic novel, il mio più grande rammarico è di non poter scrivere una recensione completa visto che di grafica non ci capisco un tubo. Posso giusto dire che le tavole sono bicrome, bianche e nere, e il nero prevale in modo nettissimo (anche nella copertina della versione regular – che poi è quella che ho preso io. Ricordo tuttavia che, come sempre, la Bao ha provveduto anche a una variant d’autore, disegnata da Zerocalcare e colorata da Alberto Madrigal, più “colorata”, forse esteticamente più bella). Ma, non so, a me tutto questo nero è piaciuto. Mi ha ricordato che ok, a volte davvero vediamo nero, ma anche il cielo notturno è cupo, eppure quanto sono belle le stelle che lo illuminano quando le nuvole si dissolvono?

«Dio o chi per te, che stai sulle spiagge dimenticate o mangiate dalle mareggiate (…)

dacci l’estate, prima di darci l’inverno.

E se non ce lo dai, tutto questo ce lo prendiamo lo stesso.

Quindi faresti meglio ad alzare quelle cazzo di mani perché questo sembra un gioco.

Ma non è un gioco.

Questa è una rapina»

E allora, (dacci le) Stelle o sparo. Nova ha sparato. Voi che aspettate (a leggerla, si capisce)?

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