Meglio mettere subito in chiaro una cosa e dirlo apertamente: ho acquistato L’egoismo è inutile (Elogio della gentilezza) di George Saunders (Minimum Fax editore) al volo, durante il mio ultimo giorno al Salone del Libro a Torino fondamentalmente perché non volevo salutare quello che per noi lettori è l’incarnazione del Paese delle Meraviglie senza prima aver fatto un ultimo acquisto, anche se mi erano rimasti pochi spiccioli nel portafoglio e avevo ormai prosciugato la carta di credito. C’erano molti altri libri della stessa casa editrice che mi sarebbe piaciuto comprare ma il mio budget mi consentiva giusto questo libricino e due o tre spillette da veri book’s addicted.
Ma non me ne sono pentita. Saranno pure poche pagine (72 per la precisione) ma dense, intense, fertili di spunti di riflessione, una continua sfida intellettuale, morale, spirituale che ho abbracciato prima con una certa diffidenza e poi con insperata gioia, e nella quale mi sono immersa come ci si immerge nell’acqua per il primo bagno della stagione: prima lentamente, perché l’acqua è ancora un po’ fredda, e poi sempre di più, una sgambata dopo l’altra, una bracciata dopo l’altra. E non vorresti che finisse più.
Partiamo dal presupposto che non mi ritengo una persona gentile. Non più, almeno. Mi riconosco cortese, tutt’al più:
«”gentilezza e “cortesia” non sono la stessa cosa. La seconda è facile e a volte banale; la prima è difficile e richiede autentica capacità di discernimento»
Ma non sono nemmeno egoista nell’accezione più comune del termine.
Ecco, leggere questo libro è stato perciò un po’ come dialogare intimamente con me stessa.
Sotto il profilo della struttura, questo libricino, breve ma prezioso, si presenta diviso in tre parti: la prima è l’elogio della gentilezza propriamente detto, la trascrizione del discorso tenuto da George Saunders di fronte ai laureandi della Syracuse University, l’11 maggio del 2013 (prassi sconosciuta nel nostro paese ma largamente diffusa, popolare e rilevante negli Stati Uniti).
E dunque, che cos’è la gentilezza e in che senso l’egoismo è inutile?
La gentilezza è un rimorso che si trasforma in rimpianto. O viceversa. Un’attitudine, una proiezione sociale abbastanza frequente tra i giovani, che sia per arroganza o maleducazione o anche istinto. L’istinto di vivere pienamente ogni giorno; fare il pieno di esperienze per prepararsi a quel viaggio che è la vita, e quell’istinto non sempre contempla la comprensione verso gli altri. Perché non possiamo fare a meno di sentirci «Noi contro Loro» o «Noi contro il Mondo». Perché siamo pieni di indignazione e risentimento. E soprattutto perché «c’è un equivoco, in ciascuno di noi, anzi una malattia: l’egoismo. Ma esiste anche una cura».
La gentilezza. Ovvero il comprendere – cosa che con l’età diventa più naturale, quasi fisiologica – che non solo «indignazione e risentimento» sono stati tra i sentimenti meno utili nel corso della nostra vita, ma che così come l’ascolto, l’attenzione, la capacità di vedere il meglio di noi da parte degli altri hanno rappresentato basi proattive per la nostra crescita interiore, altrettanto sarebbe se fossimo noi a praticare la gentilezza verso chi ci sta intorno.
Il secondo saggio L’Uomo cl Megafono è tratto da Il Megafono spento. Cronache da un mondo troppo rumoroso, scritto durante la campagna elettorale di George W Bush. Si tratta di un impetuoso discorso sul potere dei media nell’influenzare il pensiero collettivo, che si traduce in un appiattimento delle coscienze individuali, nel pensare che la ragione sia sempre e comunque di chi fa la voce grossa o possiede i mezzi per far arrivare le proprie opinioni – giuste o sbagliate che siano – oltre i confini ristretti dei nostri rispettivi orticelli.
«Ma se definiamo il Megafono come l’insieme delle centinaia di voci ascoltate ogni giorno che ci giungono da persone che non conosciamo, tramite fonti ad alta tecnologia, è chiaro che una componente significativa e maggioritaria di quella voce è diventata qualunquista, stridula, pedestre, farneticante e calcolatrice. Cerca di esasperarci, ci fa sentire ansiosi, inadeguati e soli; ci convince che il mondo pullula di nemici e di gente più stupida e meno simpatica di noi, ci converte all’idea che, oltre la sfera della nostra esperienza diretta, il mondo funzioni in maniera diversa, più ostile e meno riconoscibile»
Cosa che – aggiungerei – rende la nostra gentilezza sempre più sottile e sempre meno disponibile a esprimersi, dilatando invece a dismisura il nostro egoismo così come il nostro egotismo.
Come dicevo più su, questo saggio breve pone al lettore una serie di interrogativi con cui confrontarsi. Per esempio:
- E se la mia gentilezza fosse scambiata per eccesso di disponibilità, ingenuità, e finisse per ritorcermisi contro come un boomerang, facendo di me quella della quale ci si può approfittare in qualsiasi momento e per qualunque cosa?
- Un po’ di sano egoismo non è talvolta una sorta di “salvavita” per allontanarsi dalla tossicità di alcune persone e situazioni?
- Se l’Uomo col megafono era una minaccia già con i tradizionali mezzi di comunicazione, cosa dovremmo aspettarci ora che, grazie ai social, il megafono (anzi la tastiera) è diventato uno strumento a portata di tutti?
Ecco, a queste e a altre domande risponde la terza e ultima parte del libro: Intervista a George Saunders, dando a «domande brevi e intelligenti risposte chilometriche e troppo sicure di sé».
Ora che mi avvio (finalmente!) alla conclusione di quella che doveva essere una breve recensione a un breve libro, mi accorgo di quanto questo libro risponde nella sua compattezza a una delle funzioni primarie della letteratura: far funzionare i meccanismi produttivi del nostro cervello, stimolare la nostra curiosità, riflettere, porci domande, cercare risposte, contraddire, razionalizzare, argomentare…
Voglio aggiungere ancora un’ultima cosa prima di lasciarvi (lo prometto) in pace (almeno per oggi, si intende): c’è una parola ricorrente in quest’opera, una parola che sento molto e che ha reso la lettura ancora più significativa, per quanto mi riguarda. Questa parola è “morale”, una morale che prescinde dalla religione e dalla filosofia in genere. Ma in quale accezione ricorre e cosa vuole significare lo lascio alla vostra scoperta quando e se deciderete di leggere L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza di George Saunders.