Il porto proibito è un romanzo grafico scritto da Teresa Radice e illustrato da Stafano Turconi (Bao Publishing) che si legge, quasi per intrinseca necessità, almeno due volte: la prima per esplorare l’emozionante storia che racconta; la seconda per sondare le immense profondità dei molteplici significati affidati alle tavole e alle parole come altrettanti messaggi in bottiglia trasportati ora dolcemente, ora furiosamente, seguendo il corso di correnti e maree che il lettore, da buon capitano della sua nave, deve saper navigare.
La vicenda inizia nel 1807. Abel, un ragazzino spuntato dal mare senza memoria, senza passato, che di sé ricorda solo il nome, viene ripescato da una nave della marina britannica su un’isola al largo del Pacifico, la stessa che ha appena perso il proprio comandante, forse ammutinato, forse assassino, forse traditore della patria. Tornato in Inghilterra, precisamente a Plymouth, Abel va a vivere in una locanda, l’Albatros Inn, gestita dalle tre figlie (Harriet, Heather, ed Helen) di quello stesso comandante.
Abel, emerso dal sonno delle onde. Abel, dall’ebraico Hével, ovvero effimero, spreco, fumo, niente. Abel come il Capitano Abel Reynolds Stevenson, il capitano scomparso, il traditore, l’assassino, il padre delle ragazza che l’hanno accolto in casa propria come un fratello. Ma chi è Abel? Cosa nasconde la sua memoria sommersa, i ricordi insabbiati? Da dove viene? Qual è il senso della sua avventura? E chi è Rebecca, la tenutaria del bordello con cui stabilisce un legame basato sulle storie e sui libri che lei gli insegna a leggere, perché le storie e i libri parlano di noi anche quando non ce ne rendiamo conto:
«La verità più profonda si può trovare grazie a una semplice storia»
Quale misterioso legame li unisce al di là della vita e della morte? Quale pezzo di trama devono tessere insieme? Per trovare una risposta a queste domande e tentare di recuperare i ricordi perduti, il destino porterà Abel a imbarcarsi nuovamente per un lungo viaggio verso il Siam.
Sullo sfondo, la leggenda del porto proibito:
«Lo chiamano il porto proibito, appare e scompare nella nebbia ma sembra che non tutti possano vederlo. Chi l’ha raggiunto non è tornato per raccontarlo, perché non sei tu che scegli di entrare al porto. È il porto che sceglie te».
Il porto proibito è una graphic novel coinvolgente, delicata, con una struttura narrativa estremamente raffinata (suddivisa in un prologo e quattro atti), una tensione che inchioda alla lettura, un testo disseminato di citazioni letterarie (Coleridge, Wordsworth, Blake, Byron, Neruda tra i tanti) e bibliche (Salmi, Cantico dei Cantici, Isaia, Geremia), un percorso colto, una mappa i cui indizi nascosti tra le parole formano un vero e proprio tesoro per il lettore.
La sintesi tra parole e disegni sublima un’atmosfera unica, una prosa lirica che si scolpisce nella mente e nel cuore; l’attenzione per i dettagli, la precisione degli approfondimenti storici rendono questo volume un vero e proprio concentrato di emozioni dove il confine tra segno scritto e segno grafico scompare, la semantica dell’uno si trasmette all’altro e viceversa.
Commovente, suggestivo, appassionante, Il porto proibito della coppia (anche nella vita) Radice-Turconi, è una lettura memorabile che travalica il genere, entrando di diritto nella letteratura da conservare, tramandare, rileggere.
Spiace, in questa sede, non avere le competenze tecniche necessarie per parlare delle specifiche grafiche, griglie di disegno, peculiarità del tratto, impostazione delle tavole: dire semplicemente che i disegni sono bellissimi è riduttivo. Ma non c’è dubbio che se Teresa Radice è da considerarsi una grande scrittrice, Stefano Turconi è un disegnatore eccezionale e le opere che concepiscono e partoriscono insieme sono delle autentiche opere d’arte.
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