Recensione a cura di Antonella Di Martino
Breve compendio sopra gli umani caratteri (Catartica Edizioni) è l’ultimo lavoro di un autore sempre perfetto e sempre sopra le righe: Pee Gee Daniel, al secolo Luigi Straneo, già poliziotto, impiegato, camionista, bibliotecario, direttore di sale-scommesse, ma soprattutto autore di intelligenza rara e brillante.
Il carattere è l’invariabile umano, la sua materia prima, l’essenza che interagisce con l’ambiente producendo personalità e comportamenti diversi, ma che in sé rimane immutabile: come sostiene Schopenhauer, in uguali circostanze, l’uomo si ritrova ad agire nello stesso modo. Anche se non è facile ritrovare circostanze perfettamente uguali, il presupposto rimane identico: ognuno nasce con un DNA, con un patrimonio dato di possibilità da sviluppare. Una volta chiarito questo presupposto, poniamoci un’altra domanda: il carattere si può definire, catalogare, descrivere? L’autore, e non soltanto lui (tassonomie dei caratteri umani ne esistono a bizzeffe), è convinto che sì, si può. Per questo, ci propone questo gustoso compendio, scritto con mano leggera ma non superficiale.
L’ho letto volentieri, soprattutto perché non concordo con molti esempi portati dall’autore, e questo solleva domante che stimolano la riflessione. Schopenhauer senza dubbio era il pessimismo incarnato, ma Leopardi? Altra domanda: l’unico motore dell’egualitarismo è l’invidia? E avanti così, gli stimoli di una lettura discordante producono ottimi frutti.
Concordando o discordando, quest’opera ci induce a guardarci intorno, e poi a guardarci dentro. In quale categoria ci inseriamo, noi? E i nostri parenti, i nostri amici? E quel personaggio politico? E quel grande statista? Il gioco si fa interessante, considerando che
“il carattere è un pacchetto completo. All inclusive”
Di conseguenza, una volta centrata la categoria giusta, non dovrebbe risultare difficile indovinare motivazioni sotterranee e scheletri nascosti di chi ci sta vicino o intorno. Il nostro amico Entusiasta? Un tipo delizioso, ma teniamo d’occhio il suo lato oscuro, che è oscuro sul serio. Chi preferisse l’induzione alla deduzione può partire da una caratteristica particolare del soggetto indagato per risalire alla categoria. Quell’antipatico collega maniaco dell’ordine? Molto probabilmente, anzi quasi sicuramente, appartiene alla famiglia dei Cacasotto. Ammesso (e giammai concesso) che il sistema funzioni e i fondamenti reggano. Comunque sia, il gioco stimola e diverte, quindi paga.
L’ho letto volentieri anche per l’ironia di cui è pervaso, per il linguaggio prezioso ma per gioco, per il ritmo vivace ma con garbo.
Un gioiellino da cogliere al volo.