(Recensione a cura di Tilde Pomes)
Ogni rilettura di un classico è una lettura di scoperta come la prima, diceva Calvino e questo ho provato nel rileggere, a distanza di anni, il romanzo breve Il falco pellegrino di Glenwey Westcott (Adelphi Editore) che si iscrive nel successo della letteratura americana della prima metà del Novecento.
È una storia d’amore, come recita il sottotitolo, a formare l’architettura del romanzo che è anche un’occasione per Wescott di analizzare temi a lui cari in una conversazione che immagina avvenuta, o a cui realmente ha assistito, tra quattro personaggi, tra cui il narratore, lo scrittore fallito Towers, e tre vecchi amici, in un pomeriggio di primavera in un salotto di una villa di Chancellet nel dipartimento di Seine-et Oise.
Se la storia d’amore costituisce la struttura, il falco pellegrino che l’ospite, forse inattesa, Madaleine Cullen, porta sul braccio inguantato funge da catalizzatore degli argomenti di conversazione che questi viaggiatori, presi dalla passione per se stessi e dal mondo esterno, in genere tralasciano: malattia, povertà, sesso, religione, arte. Sono gli occhi maniacali del falco che lo guardano, a indurre Towers a distrarsi dalla conversazione per pensare a se stesso, o per conto suo agli eventi che si susseguono e alle vicende e sentimenti esternati che i presenti, emblemi del genere umano, gradualmente disvelano, spesso per immagini sconnesse, per paradossi o per situazioni grottesche: dallo straniamento adulterino o coniugale all’etilismo di Cullen, dalla compostezza alla furia di Mrs Cullen, dall’esaltazione alla consapevolezza del fallimento dello scrittore, dalla vitalità eccessiva ai pensieri di morte, dalla gioventù irresponsabile alla stanchezza di chi ha urgenza di invecchiare.
“ la vita è quasi tutta un posatoio. Non c’è nido; e nessuno è come te, esattamente sulla stessa roccia e sullo stesso ramo. Le circostanze della passione sono troppo meschine per poterle condividere. Cosi te ne stai lì appollaiato, e cerchi di rimanere fermo, e sonnecchi, a scanso di guai”.
Wescott, importante romanziere americano della prima metà del Novecento, giunse alle sue migliori opere, Il falco pellegrino e Appartamento ad Atene dopo una vigorosa formazione culturale e letteraria nel circolo di Chicago frequentato, tra gli altri, da Elizabeth Maddox Roberts e Janet Lewis; a Parigi, dove soggiornò per un periodo lungo, incontrò gli intellettuali americani ivi residenti, tra cui Gertrude Stein. Si dedicò alla poesia, alla saggistica, e alla critica letteraria soprattutto dopo il 1945. Tra il 1920 e il 1945 maturò più concretamente la sua personalità artistica. Ne Il falco pellegrino, scritto tra marzo e luglio del 1940, confluirono la pregressa ricerca stilistica e l’esperienza di studioso, come testimoniano lo stile personalissimo e la coscienza della dimensione narrativa dall’originale sapore autobiografico rintracciabili nel romanzo.
Titolo: Il falco pellegrino
Autore: Glenwey Wescott
Editore: Adelphi
Pagine: 98
Costo: 7,00 €
Tilde Pomes è un’autrice pugliese. Con Manni Editore ha pubblicato due romanzi, Amore Scarno (Premio PugliaLibre) e Se non resta che il diluvio. Docente in pensione, si occupa attivamente di promozione della lettura.