Che questo sia per me l’anno delle sorelle Mitford? Dopo L’amore in un clima freddo di Nancy Mitford (di cui vi ho parlato qui), oggi è il turno de L’assassinio di Florence Nightingale Shore di Jessica Fellows (Neri Pozza Editore), primo capitolo di una progettata saga in cui le sorelle Mitford sono alle prese con delitti da risolvere, trasformandosi dalle flapper che furono in novelle versioni più giovani, più carine, più aristocratiche di Miss Marple.
Tuttavia, almeno in questo primo capitolo della di là a venire serie, quello delle sorelle Mitford, e in particolare di Nancy, è un ruolo più da comprimarie che da protagoniste vere e proprie, da sfondo più che da proscenio. La reale protagonista, questa nuova figura di detective in rosa, è piuttosto la diciannovenne Louisa Cannon, che il 12 gennaio del 1920 salta da un treno in corsa della linea ferroviaria Londra, Brighton & South Coast, nel tentativo di sfuggire a una vita di stenti e, soprattutto, all’inquietante e temibile onnipresenza dello zio, perennemente assediato dai creditori e che vede nella nipote uno strumento utile, per quanto poco onesto, per ripagare i suoi debiti.
La salvezza di Louisa è un posto di lavoro presso la famiglia Mitford ad Asthall Manor, dove riesce a farsi assumere come istitutrice delle sei sorelle Mitford (l’ultima, Deborah, appena nata). Ma è con la sedicenne Nancy, precoce e intelligente, che Louisa instaura un rapporto più intimo, quasi da pari e da amiche, ed è con lei che si troverà coinvolta, suo malgrado, nelle indagini sull’omicidio di Florence Nightingale Shore ‒ nipote della celebre e omonima infermiera inglese, considerata la fondatrice delle cure infermieristiche moderne nella seconda metà del XIX secolo – avvenuto sullo stesso treno e sulla stessa tratta ferroviaria che, invece, per Louisa aveva rappresentato l’inizio di una nuova vita. Con loro, a indagare, ci sarà il giovane e impacciato Guy Sullivan, agente della polizia ferroviaria, ma che aspira nientemeno che a Scotland Yard. Contro di loro un assassino capace di dissimulare la sua vera identità fino al colpo di scena finale.
Basato sul vero omicidio, peraltro irrisolto, di Florence Nightingale Shore, questo romanzo strizza l’occhio sia al genere giallo che a quello rosa, risultando ai miei occhi, quantomeno al principio, un po’ strabico. Fortunatamente i due generi riescono a trovare presto un punto di intersezione ed equilibrio che rende la lettura un piacevole momento di distrazione e intrattenimento. Che poi è l’obiettivo di questo tipo di narrativa. Non a caso l’autrice, Jessica Fellows, è nipote di quel Julian Fellows autore e produttore dell’acclamata serie tv Downton Abbey che presta un po’ delle sue atmosfere e del suo appeal al background del romanzo: lo sfondo della Prima Guerra Mondiale, i traumi da bombardamento e da inalazione di gas tossici e le loro ripercussioni a lungo termine, ma anche i primi, timidi, tentativi di emancipazione femminile; il lento declino dell’aristocrazia e lo svecchiamento di tradizioni che più che rituali erano diventate leggendarie.
Un altro obiettivo è introdurre il lettore alla storia delle sorelle Mitford e magari stimolarlo ad approfondirne la conoscenza attraverso i loro libri. Entrambi obiettivi nobili, per i quali non si può che ringraziare l’autrice e sperare che il pubblico possa, a sua volta, apprezzare.